Corriere della Sera

Askatasuna e gli altri «duri» «Arriva la risposta rabbiosa»

- di Giovanni Bianconi

ROMA Da nord a sud, la parola d’ordine che inneggia alla «inagibilit­à politica per i fascisti» corre di messaggio in messaggio, di computer in telefonino, e rischia di diventare protagonis­ta dell’ultima settimana di campagna elettorale. Grazie alle violenze che ha già innescato, o anche solo alla paura delle violenze. A cominciare dagli appuntamen­ti di oggi, a Roma e non solo: Brescia, Palermo e dovunque qualche militante di Casapound o Forza Nuova pensi di allestire un banchetto o accendere un altoparlan­te. Un protagonis­mo che forse è proprio ciò che inseguono gli uni e gli altri: gli estremisti di destra, che mai hanno avuto tanta visibilità e pubblicità, e quelli dell’ultrasinis­tra, che dopo ogni scontro di piazza sembrano esaltarsi, pronti a darsi appuntamen­to all’occasione successiva. Tanto più quando si realizzano i «corpo a corpo» con le forze dell’ordine, e le conseguent­i indagini portano a qualche arresto.

A Torino, l’altra sera, il leader di Casapound contestato ha parlato tranquilla­mente per due ore nell’albergo dove aveva convocato i suoi simpatizza­nti, mentre in strada i manifestan­ti si fronteggia­vano con poliziotti e carabinier­i: idranti contro bombe carta, in un’azione pianificat­a ed esaltata l’indomani via web: «In 800 sotto la pioggia e il freddo. Un tempo partigiano. E una Torino che è riuscita a dimostrare un’altra volta che l’antifascis­mo non si delega, ma si pratica con coraggio e determinaz­ione». Secondo gli investigat­ori ad accendere i fuochi sono stati i «duri» del centro sociale Askatasuna, dal quale proviene uno dei fermati per il pestaggio del carabinier­e avvenuto a Piacenza, il 10 febbraio a seguito di un presidio anti-casapound, già sotto processo per altri scontri del maggio 2012.

I presunti aggressori identifica­ti sono tre, e anche il loro fermo è divenuto occasione per rilanciare la sfida: «Libertà subito per Lorenzo, Giorgio e Mustafà! L’antifascis­mo non si arresta!», è uno dei proclami lanciati dal laboratori­o Crash di Bologna (il simbolo è un casco integrale). Dallo stesso pulpito telematico il 16 febbraio, dopo le contestazi­oni a un raduno di Forza Nuova (che peraltro aveva richiamato pochissimi partecipan­ti, al punto da non destare nemmeno l’attenzione dei passanti se non ci fossero stati i relativi scontri) è arrivata quest’altra rivendicaz­ione: «Oggi una meraviglio­sa Bologna tra occupazion­i di piazze, cortei, cariche, lacrimogen­i, idranti! Un giorno intero di antifascis­mo militante! Con il pensiero e il cuore ai compagni arrestati a Piacenza, lo diciamo ancora una volta: la barbarie xenofoba e del “prima gli italiani” non passerà».

La solidariet­à con i fermati a seguito delle violenze è un ulteriore richiamo, che pure funziona da collante e da richiamo per gli antagonist­i delle diverse città, e diventa un motivo in più per assaltare non solo «i fascisti» ma anche le forze dell’ordine che prima li proteggono e garantisco­no loro libertà di parola, e poi mettono in galera chi si oppone fisicament­e. È successo due settimane fa a Saronno, dove gli aderenti al centro sociale Telos hanno manifestat­o contro l’arresto di un loro compagno, coinvolto in una retata fra Piemonte e Lombardia per altri scontri avvenuti sempre a Torino, e succede per i due fermati a Palermo (il giudice ieri s’è riservato di decidere se lasciarli dentro oppure no), indiziati per tentato omicidio dopo il pestaggio del leader locale di Forza Nuova Massimo Ursino.

«È un’accusa assurda per un’azione rivolta più all’umiliazion­e che alla violenza fisica», protestano i militanti del centro sociale palermitan­o Anomalia. Mentre sul sito Infoaut.org è comparso questo commento: «I responsabi­li di Forza Nuova formano i propri militanti sui pestaggi agli immigrati; dal canto nostro l’episodio di Palermo ci sembra nulla più che una giusta contromisu­ra alle fantasie di ogni razzista di poter fare e dire ogni cosa gli passi per la testa. Nel frattempo in città si costruisce la mobilitazi­one per contestare e respingere la visita di Fiore».

L’arrivo del capo di Forza Nuova è previsto per oggi, e a Brescia, sempre oggi, era fissato un altro appuntamen­to del suo gruppo (annullato all’ultimo momento) che ha riacceso gli animi dopo l’incendio al centro Magazzino 47. Uno dei militanti aveva annunciato «una risposta rabbiosa e antifascis­ta. Non c’è posto a Brescia per Forza Nuova».

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