È una falsità che la Flat tax aiuta i ricchi
Sono rimasto stupito nel leggere la lettera di Yoram Gutgeld in cui venivano elencati aumenti di imposte e tariffe in realtà non previsti dalla nostra riforma. Non saprei dire se per errore, o volutamente, si sono mischiate partite di competenza fiscale molto diverse tra di loro come costo del biglietto dell’autobus e imposte dirette. Non vedo come le due cose potrebbero essere collegate per il calcolo dell’impatto sul minor gettito. Via gli 80 euro, ho letto. Ma chi l’ha detto, dove è mai scritto questo? È un’affermazione priva di fondamento, che non riguarda la proposta della Lega. Così come quella in cui si dice che saranno cancellate le detrazioni sulle ristrutturazioni. Abbiamo spiegato che gli ammortamenti in corso per i lavori sostenuti, così come gli interessi sul mutuo prima casa, rimarranno in vigore fino al loro naturale esaurimento. Noi abbiamo presentato una proposta di legge in Parlamento nel 2015 che prevede l’introduzione di un’unica aliquota fiscale Ire e Ires al 15% e riporta un elenco di coperture ben precise. Sessanta miliardi in due anni derivanti dalla «pace fiscale» ovvero il saldo e stralcio delle cartelle di Equitalia, 6 miliardi di maggiori entrate Iva sollecitate dall’iniezione di 48 miliardi nelle tasche dei contribuenti e 15 nelle casse delle imprese con l’obbiettivo di stimolare i consumi e tagli alla spesa corrente per 10 miliardi di euro. Abbiamo poi una clausola di salvaguardia per 13,5 miliardi di euro che ci consentiranno di arrivare a regime modulando l’aliquota i primi due anni, se il caso, fino a un massimo del 20% per i redditi sopra gli 80 mila euro. Non commento gli altri dati elencati che prefigurano uno scenario catastrofico, come se già non bastasse quello che ci hanno lasciato i governi che si sono susseguiti negli ultimi cinque anni. Oltre due miliardi di ore di cassa integrazione, bonus e decontribuzioni che hanno gravato per più di 100 miliardi sulle spalle dei contribuenti. L’evasione Iva di cui parla Gutgeld riguarda semmai la rete di merce contraffatta che arriva ogni anno dalla Cina per un valore di 180 miliardi di euro e che provoca un danno all’erario di 40 miliardi, causato non certo dalle imprese italiane che, invece, sono monitorate per ogni spillo che entra nei loro magazzini. Per quest’ultime il problema è forse pagare l’iva, non dichiararla. Affermare poi che la Flat tax aiuta i ricchi è una falsità. Su 40 milioni di contribuenti appena il 2% dichiara oltre 75 mila euro dunque il carico fiscale pesa tutto sul ceto medio. Quello a cui noi vogliamo dare l’opportunità di tornare a crescere.