«Salvini non è Bossi, la competizione si sente Il Sud ci farà prevalere»
Schifani (FI): con numeri risicati si rivota
Con la Lega i patti sono chiari: in caso di vittoria, il partito che arriverà primo nella coalizione «indicherà il premier». Ma Renato Schifani, che per Forza Italia correrà da capolista al Senato nella sua Sicilia, è più che pronto alla sfida: «Il mio partito punta a prevalere e ha le carte in regola per farlo: nel Sud abbiamo un consenso fortissimo che bilancerà abbondantemente il vantaggio della Lega ha in alcune aree del Nord. Ci confermeremo la forza trainante della coalizione».
Lega e FI sono in forte competizione: c’è chi pensa che non sarà facile trovare un accordo per il dopo.
«Il sistema proporzionale spinge i partiti a distinguersi. Ma a contare non sono le battute della campagna elettorale, che lasciano il tempo che
trovano, quanto gli accordi siglati dai leader, solidi e seri». Ci sarà la manifestazione unitaria del centrodestra?
«Il presidente Berlusconi si è riservato di decidere, ma non sono queste manifestazioni a dimostrare l’unità. È il programma sottoscritto». I rapporti con la Lega non sembrano idilliaci.
«Sono rapporti normali. Certo Salvini non è Bossi, e certo la competizione sulla premiership in questa fase si sente. Ma non ci sarà alcun problema: chi arriverà primo, indicherà il nome del candidato per Palazzo Chigi». Che per voi sarà Tajani?
«Berlusconi parla spesso di autorevolezza e di rapporti ottimi con le istituzioni europee: a buon intenditor... Tajani sarebbe un’ottima scelta». Perché FI dovrebbe prevalere
nella sfida con la Lega?
«Perché puntiamo su quella che è la chiave per la ripresa: uno choc fiscale attraverso la Flat tax. Anche la classe imprenditoriale sa che ormai serve una misura forte, e che noi possiamo riuscirci».
Sempre che vinciate: nel Sud, in Sicilia il M5S incalza, al grido di «Berlusconi dovrebbe stare in galera».
«Berlusconi si meritò gli elogi di Grasso, allora Procuratore nazionale antimafia, per quanto fatto contro la criminalità: quando ero capogruppo condivise la proposta di stabilizzare il carcere duro per i mafiosi, e quando ero presidente del Senato fece sua la mia proposta di inasprire i sequestri ai mafiosi». Se nessuno vince si torna a votare?
«Il ruolo del capo dello Stato
sarà cruciale. Non escludo che, con una legge su base proporzionale che però contiene una quota di maggioritario, il presidente possa dare l’incarico a un esponente del centrodestra per verificare se ci sia la possibilità di allargare la maggioranza. Ma è chiaro che il Paese avrà bisogno di una governabilità certa, governi con maggioranze risicate non farebbero il bene dell’italia: in quel caso sarebbe meglio tornare a votare».
Con questo clima infiammato — scontri su fascismo, razzismo — il Paese rischia?
«Bisogna mantenere saggezza ed equilibrio. Il fascismo è il passato e non ritorna. È sbagliato parlare di “squadrismo” come reazione all’atto folle di Macerata da parte di un soggetto fuori di testa. Alimentare la polemica politica facendo — come la Boldrini ha fatto — appelli allo scioglimento di movimenti che si rifanno al fascismo rischia di accendere gli animi, legittimando le azioni violente di aderenti a centri sociali che possono sfociare in gravissime aggressioni come quella ai danni dell’esponente palermitano di Forza nuova. Azioni così sconsiderate vanno condannate, senza se e senza ma. E chi ha soffiato sul fuoco, torni sui propri passi».
d Sul fascismo Boldrini alimenta la polemica e chiede lo scioglimento di alcuni movimenti ma così si rischia di accendere gli animi