Corriere della Sera

«Salvini non è Bossi, la competizio­ne si sente Il Sud ci farà prevalere»

Schifani (FI): con numeri risicati si rivota

- Di Paola Di Caro

Con la Lega i patti sono chiari: in caso di vittoria, il partito che arriverà primo nella coalizione «indicherà il premier». Ma Renato Schifani, che per Forza Italia correrà da capolista al Senato nella sua Sicilia, è più che pronto alla sfida: «Il mio partito punta a prevalere e ha le carte in regola per farlo: nel Sud abbiamo un consenso fortissimo che bilancerà abbondante­mente il vantaggio della Lega ha in alcune aree del Nord. Ci confermere­mo la forza trainante della coalizione».

Lega e FI sono in forte competizio­ne: c’è chi pensa che non sarà facile trovare un accordo per il dopo.

«Il sistema proporzion­ale spinge i partiti a distinguer­si. Ma a contare non sono le battute della campagna elettorale, che lasciano il tempo che

trovano, quanto gli accordi siglati dai leader, solidi e seri». Ci sarà la manifestaz­ione unitaria del centrodest­ra?

«Il presidente Berlusconi si è riservato di decidere, ma non sono queste manifestaz­ioni a dimostrare l’unità. È il programma sottoscrit­to». I rapporti con la Lega non sembrano idilliaci.

«Sono rapporti normali. Certo Salvini non è Bossi, e certo la competizio­ne sulla premiershi­p in questa fase si sente. Ma non ci sarà alcun problema: chi arriverà primo, indicherà il nome del candidato per Palazzo Chigi». Che per voi sarà Tajani?

«Berlusconi parla spesso di autorevole­zza e di rapporti ottimi con le istituzion­i europee: a buon intenditor... Tajani sarebbe un’ottima scelta». Perché FI dovrebbe prevalere

nella sfida con la Lega?

«Perché puntiamo su quella che è la chiave per la ripresa: uno choc fiscale attraverso la Flat tax. Anche la classe imprendito­riale sa che ormai serve una misura forte, e che noi possiamo riuscirci».

Sempre che vinciate: nel Sud, in Sicilia il M5S incalza, al grido di «Berlusconi dovrebbe stare in galera».

«Berlusconi si meritò gli elogi di Grasso, allora Procurator­e nazionale antimafia, per quanto fatto contro la criminalit­à: quando ero capogruppo condivise la proposta di stabilizza­re il carcere duro per i mafiosi, e quando ero presidente del Senato fece sua la mia proposta di inasprire i sequestri ai mafiosi». Se nessuno vince si torna a votare?

«Il ruolo del capo dello Stato

sarà cruciale. Non escludo che, con una legge su base proporzion­ale che però contiene una quota di maggiorita­rio, il presidente possa dare l’incarico a un esponente del centrodest­ra per verificare se ci sia la possibilit­à di allargare la maggioranz­a. Ma è chiaro che il Paese avrà bisogno di una governabil­ità certa, governi con maggioranz­e risicate non farebbero il bene dell’italia: in quel caso sarebbe meglio tornare a votare».

Con questo clima infiammato — scontri su fascismo, razzismo — il Paese rischia?

«Bisogna mantenere saggezza ed equilibrio. Il fascismo è il passato e non ritorna. È sbagliato parlare di “squadrismo” come reazione all’atto folle di Macerata da parte di un soggetto fuori di testa. Alimentare la polemica politica facendo — come la Boldrini ha fatto — appelli allo scioglimen­to di movimenti che si rifanno al fascismo rischia di accendere gli animi, legittiman­do le azioni violente di aderenti a centri sociali che possono sfociare in gravissime aggression­i come quella ai danni dell’esponente palermitan­o di Forza nuova. Azioni così sconsidera­te vanno condannate, senza se e senza ma. E chi ha soffiato sul fuoco, torni sui propri passi».

d Sul fascismo Boldrini alimenta la polemica e chiede lo scioglimen­to di alcuni movimenti ma così si rischia di accendere gli animi

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