Trump: ora le sanzioni più dure per Kim
Nuove misure contro i trasporti marittimi della Nord Corea per bloccare le forniture di petrolio E sul Russiagate un ex consigliere vuole parlare
Gli Stati Uniti aumentano WASHINGTON ancora la pressione sulla Corea del Nord, «con le sanzioni più pesanti mai applicate», come ha annunciato ieri Donald Trump chiudendo l’intervento alla «Conservative political action conference». Il ministro del Tesoro, Steven Mnuchin, ha poi spiegato nel concreto le misure che escludono da ogni rapporto commerciale con gli Usa 27 imprese di trasporto marittimo per una flotta complessiva di 28 navi, più un armatore di Taiwan. L’obiettivo è stroncare le forniture di petrolio e carburante alla Corea del Nord. Le società sono registrate nella stessa Corea del Nord e poi in Cina, Singapore, Taiwan, Hong Kong, Isole Marshall, Tanzania, Panama e Isole Comore. Tutte queste compagnie sono accusate dagli americani di aver fatto da sponda ad altri Paesi per aggirare il blocco delle esportazioni di greggio e benzina deciso il 22 dicembre scorso dal Consiglio di Sicurezza dell’onu. Mnuchin ha mostrato immagini che riprendono il trasbordo delle materie prime da un cargo all’altro, in rotta verso i porti nord-coreani. Un trucco, ha detto il Segretario del Tesoro, che «ha un impatto molto forte» sull’efficacia della stretta voluta dall’onu: taglio del 90% delle forniture di benzina e tetto di 4 milioni barili all’anno, a fronte di un fabbisogno del Paese pari a 5,4 milioni (una quantità che la Corea del Sud consuma in due giorni).
Trump ha commentato in modo sibillino: «Speriamo che possa succedere qualcosa di positivo, vedremo». E poi, nella conferenza stampa congiunta con il premier australiano, Malcom Turnbull, ha aggiunto: «Se le sanzioni non funzionano, affronteremo la fase due, che potrebbe essere molto burrascosa e spiacevole per il mondo intero. Ma penso che le sanzioni funzioneranno e abbiamo un grande appoggio da tanti Paesi».
Nella mattinata, nel suo discorso davanti alla platea dei conservatori, a Oxon Hill, vicino a Washington, il presidente si è concentrato sui temi interni, con toni da campagna elettorale. Ha rivendicato i successi del governo, come il taglio delle tasse; ha attaccato senza citarlo il senatore repubblicano John Mccain, per il suo «no» alla riforma sanitaria. Poi ha toccato il tema dell’immigrazione, rispolverando la storiella della donna che salva un serpente per essere poi ripagata con un morso velenoso: «Non deve accadere la stessa cosa all’america che accoglie chiunque senza controlli». L’altro polo è la strage nel liceo di Parkland in Florida. Trump ha promesso «azione», ma al momento i provvedimenti in vista sono marginali: aumento del limite di età da 18 a 21 anni per comprare un fucile d’assalto; maggiori controlli sugli acquirenti. Il leader americano insiste sull’idea di armare una parte dei docenti e, in ogni caso, di rafforzare la protezione delle scuole.
Il numero uno della Casa Bianca, invece, ha evitato ogni cenno agli sviluppi del «Russiagate». Il super procuratore Robert Mueller ha incriminato Paul Manafort, ex capo della campagna elettorale repubblicana, con altri 16 capi di imputazione, per frode e riciclaggio. Stessa cosa per Rick Gates, socio di Manafort ed ex consigliere nel comitato Trump. Gates si è dichiarato colpevole ed è pronto a collaborare con Mueller.