Ivanka e il generale Ultimo round di Giochi diplomatici
PYEONGCHANG Stadio di Pyeongchang, domani si celebra la fine delle Olimpiadi invernali e dei Giochi diplomatici tra Stati Uniti, Nord Corea e Sud Corea. In tribuna d’onore accanto al presidente sudcoreano siederanno Ivanka Trump e il generale nordista Kim Yongchol, ex capo dei servizi segreti militari, un uomo senza scrupoli che fece silurare una nave sudista nel 2010, causando la morte di 46 marinai. La missione della figlia di Donald Trump è di cancellare quell’etichetta di «Ivanka del Nord» che l’opinione pubblica sudcoreana ha attribuito a Kim Yo-jong, sorella del Maresciallo venuta due settimane fa all’apertura dei Giochi e ripartita dopo aver invitato a Pyongyang per un summit il presidente sudista Moon Jaein. Un grande successo di immagine per i fratelli Kim, che ora la vera Ivanka deve per lo meno pareggiare.
Già all’aeroporto di Seul ieri sera la biondissima «first daughter» americana è stata accolta come una diva. E contemporaneamente davanti alla Casa Blu presidenziale centinaia di persone manifestavano contro il generale nordista con le mani sporche di sangue. Non c’è dubbio che l’ex capo dello spionaggio di Pyongyang sia un nemico giurato della Sud Corea, ma in queste circostanze è con nemici importanti che si deve parlare direttamente, se si vuole trovare una soluzione, insiste Moon. Il governo di Seul spera di far capire a Ivanka (e al padre presidente) che il dialogo Sud-nord merita di essere continuato. Impresa ardua, e la Casa Bianca ha già preparato un nuovo pacchetto di sanzioni contro la Nord Corea.
C’è anche il tema dell’immagine in gioco, in un Paese come la Sud Corea appassionato di moda e di star system. Nonostante l’avvenenza della «vera Ivanka», però, non sarà una gara vinta in partenza perché secondo la stampa di Seul l’astuta Kim Yo-jong (non per niente direttrice della propaganda nordista) per conquistare punti ha addirittura rivelato al presidente Moon Jae-in di essere incinta: risultato, un’ondata di simpatia per sorella Kim. Nessuno qui sembra voler ricordare che la donna fa parte della dinastia che opprime la metà della penisola, e che con ogni probabilità ha architettato con il fratello leader supremo l’assassinio con il veleno del fratellastro, l’anno scorso all’aeroporto di Kuala Lumpur.
A Washington e a Seul contano che Ivanka possa almeno ricucire gli strappi creati nell’alleanza da Mike Pence, che all’inaugurazione dei Giochi con la sua intransigenza ha rovinato un po’ la festa all’alleato sudcoreano. Naturalmente molti dei giochi politico-diplomatici si fanno in segreto. Si è saputo per esempio che nonostante allo stadio il vicepresidente americano non avesse degnato di uno sguardo la delegazione nordcoreana, per il giorno successivo era stato concordato un incontro con la sorella di Kim, lontano dai riflettori.
Sarebbe stato il contatto di più alto livello tra i due Paesi nemici in vent’anni, ma due ore prima dell’appuntamento i nordcoreani si sono tirati indietro. Erano furiosi perché Pence li aveva snobbati pubblicamente, perché aveva voluto incontrare fuoriusciti nordcoreani e perché aveva sollevato la questione dei diritti umani. Un errore tattico del vice di Trump? Pence proclama che gli Usa non possono svendere i loro ideali. Però, l’episodio dimostra che la disponibilità a parlare c’è. Ci si chiede se non si possa ritentare il gioco ora con Ivanka.
C’è il sospetto che lo scopo principale del dialogo di Kim sia di aprire un solco tra americani e sudcoreani. Anche per questo, la forma dell’accoglienza per Ivanka conta. Moon deve bilanciare la simpatia mostrata per la signora Kim. Fonti anonime hanno rivelato che Seul ha speso l’ospitalità di Kim sorella 223 mila dollari, tra albergo a 5 stelle, pranzi, cene e festeggiamenti vari.
d Grazie al presidente Moon e alla first lady per la cena speciale
d Sono qui per ribadire che la penisola coreana sia denuclearizzata