Si tratta per la tregua in Siria Ma Putin non cambia linea
Èbraccio di ferro serrato al Consiglio di Sicurezza tra la Russia pro-regime siriano e i sostenitori di un’immediata risoluzione Onu che ponga fine ai bombardamenti nel quartiere assediato di Ghouta. Ieri Angela Merkel e Emmanuel Macron hanno contattato personalmente Vladimir Putin per il suo assenso. Ma la risposta di Mosca non cambia: occorre prima la certezza che le formazioni di ribelli islamici blocchino a loro volta i tiri di mortaio verso i quartieri lealisti al regime nel centro della capitale.
In realtà, al momento non c’è alcuna proporzione tra le attività belliche dei ribelli e quelle del regime di Bashar Assad, sostenuto da Russia, Iran e milizie sciite, tra cui l’hezbollah libanese. Ogni ora che passa porta così nuove vittime tra i circa 400.000 siriani circondati tra le macerie di Ghouta, il grande quartiere alle periferie orientali di Damasco che è stato al cuore delle sommosse antiregime sin dal loro inizio nel 2011. Solo negli ultimi sei giorni sono segnalati 462 morti (32 ieri mattina), tra cui un centinaio di bambini. Il progetto di risoluzione Onu, proposto da Svezia e Kuwait con il sostegno europeo, prevede un cessate il fuoco di almeno 30 giorni entro 72 ore e la possibilità di inviare subito convogli umanitari tra i civili stremati. La Russia chiede però l’allontanamento preventivo dei qaedisti di «Al Nousra», oltre ai militanti di Isis. Convocato nel pomeriggio il Consiglio di Sicurezza ha rimandato il voto alla tarda serata. Il capo della diplomazia dell’ue Federica Mogherini ha lanciato un appello: «Il massacro deve cessare subito».