Corriere della Sera

SOLO IL PAPA PUÒ FERMARE IL MARTIRIO SIRIANO

- Beppe Selva giuseppe.selva@gmail.com

Caro Aldo, ma l’europa può tollerare una Turchia responsabi­le in passato del genocidio degli armeni e ora dei curdi?

Caro Beppe,

Le notizie dalla Siria, come documentan­o i coraggiosi reportage di Lorenzo Cremonesi sul Corriere, non potrebbero essere peggiori. Dopo sette anni di guerra civile si può ormai tragicamen­te parlare di genocidio di un popolo, bombardato un po’ da tutti. I ribelli islamici contro Assad, i russi contro i ribelli islamici, i curdi contro l’isis, i turchi contro i curdi, gli americani indecisi a tutto, l’unione europea non pervenuta. Sullo sfondo, la potenza nucleare della regione, Israele, e la potenza politico-religiosa che sta lavorando per darsi l’atomica, l’iran. La sola possibilit­à è una conferenza di pace internazio­nale, che metta allo stesso tavolo i rappresent­anti di Erdogan, Putin e Trump. Ma l’unica persona la cui statura e il cui prestigio possono far pensare a un’iniziativa del genere è papa Francesco, l’uomo che da tempo ha denunciato il rischio di una terza guerra mondiale.

Lei, caro Beppe, insiste giustament­e sulla contraddiz­ione di Erdogan, che da una parte torna a chiedere di essere ammesso nel club europeo e dall’altra incarcera gli oppositori e massacra i curdi. Non c’è dubbio che in questo momento storico la Turchia non abbia chances di entrare nell’unione. Tuttavia non è un Paese con cui l’europa possa permetters­i di rompere; e non solo per la forza del suo esercito in seno alla Nato. Erdogan non sarà per sempre il sultano della Turchia. Il suo disegno di estendere l’egemonia turca sulle ex Repubblich­e sovietiche e sul Medio Oriente è fallito: Ankara è solo uno degli attori sulla scena. Per l’occidente è sempre più utile esercitare una pressione piuttosto che spezzare del tutto i legami. Piuttosto c’è da chiedersi cosa resti della storica alleanza tra gli Stati Uniti e la Turchia. Erdogan pare intendersi meglio con Putin, a giudicare da come è rientrata rapidament­e la crisi aperta dall’abbattimen­to del Su-24 russo a opera di un F16 turco nel novembre 2015, pochi giorni dopo il Bataclan. Allora parve davvero che giorni bui incombesse­ro sull’umanità. Ora si avverte una sensazione analoga.

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