Milan senza paura
Una sfida ricca di fascino con l’arsenal di Wenger Più comodo per la Lazio il match con la Dinamo Kiev
A sentire i rispettivi dirigenti (Peruzzi: «Sarà dura»; Mirabelli: «Mi spiace per i nostri avversari») sembra quasi che alla Lazio sia toccato l’arsenal e al Milan la Dinamo Kiev, invece è il contrario. La verità è diversa, perché l’urna di Nyon è stata nettamente più benevola con i ragazzi di Inzaghi: agli ottavi di Europa League se la vedranno con i modesti ucraini dell’ex c.t. bielorusso Khatskevich, nemmeno l’ombra della magnifica macchina da guerra degli anni 80 del leggendario colonnello Lobanovski. Altra storia il Milan che al netto delle comprensibili dichiarazioni ottimistiche («Preferisco incontrare una squadra importante come l’arsenal anche se in questo momento una vale l’altra» ha detto ancora il d.s. Mirabelli) sa benissimo d’aver pescato male: peggio c’erano solo l’atletico Madrid che invece trova il Lokomotiv Mosca, e un Borussia Dortmund che — come l’atalanta ha avuto modo di capire — è in uno stato di forma eccellente e si giocherà i quarti con il Salisburgo. Andata l’8 marzo e ritorno il 15, per tutti. Finale a Lione il 16 maggio: attenzione, significa che se i brillanti francesi di Génésio arrivano fino in fondo giocano la gara decisiva in casa.
«Milan-arsenal è una partita di Champions» ha commentato Abidal dopo aver sorteggiato le palline. Il sapore è quello, sì, anche se dall’ultimo incrocio nella coppa principale, ottavi 2011-12, 4-0 a Milano e 0-3 a Londra, molto è cambiato. Il Milan sta cercando pian piano di ricostruirsi e in questo senso è chiaro che prolungare ulteriormente il cammino in Europa League consentirebbe di dare una robusta lucidata a un’immagine internazionale sbiadita da un pezzo. Ancora Mirabelli: «Gattuso sta facendo un grande lavoro, per noi non è mai stato un traghettatore».
È però altrettanto vero che, a parte Wenger giunto alla sua 22ª stagione da manager e ormai detestato da molti, pure l’arsenal non è più quello di un tempo: sesto in Premier a -27 dal City che sfiderà domenica in finale di Coppa di Lega, dovrà affrontare i rossoneri senza Aubameyang (non può giocare in Europa League) né Lacazette (infortunato fino ad aprile). Il titolare là davanti sarà Welbeck, anche se il meglio i Gunners lo danno in mezzo con Özil e Mkhitaryan, due pezzi da novanta ai quali il Milan non dovrà concedere spazi fra le linee. La criticità principale è dietro, troppi gol a carico, già 36 in 27 partite di campionato: molti.
La difesa è invece il punto di forza della Dinamo: modulo 4-2-3-1, rosa giovane, un paio di buoni attaccanti come Moraes e Mbokani ma poco altro. Per la Lazio le insidie specifiche sono due, la sottovalutazione di un avversario inferiore e il ritorno in trasferta. Che, occhio, toccherà anche al Milan. Non un dettaglio, anzi un ostacolo in più fra noi e quella coppa che manca da diciannove anni. Tanti, troppi.