Corriere della Sera

Conte-mou nemici contro Stretta di mano dopo le offese?

- Paolo Tomaselli

L’appuntamen­to è dopo pranzo, alle 15.05. Ma soprattutt­o al termine di Manchester United-chelsea, verso l’ora del té. Perché il match Mourinho-conte è quasi più atteso di quello in campo, anche se la vigilia fa capire che i fuochi d’artificio, se ci saranno ancora, avranno bisogno di una miccia. Perché la galleria degli errori è già stata percorsa in lungo e in largo dai due nemici. E forse la vergognosa lite a distanza è davvero finita. «Con disprezzo», ovviamente. «E per me disprezzo significa: fine della storia», come ha chiosato qualche settimana fa il portoghese, titolare dell’ultima parola. Qualcuno forse avrà fatto notare alla strana coppia un particolar­e non trascurabi­le: assieme i due manager fatturano oltre 30 milioni di euro a stagione (netti), come un’azienda di medie dimensioni, per cui non è più il caso di andare avanti a colpi di offese e di minacce.

Certo, la pace sembra lontanissi­ma. E non c’è da stupirsi. Mourinho e Conte, reduci da due pareggi molto diversi in Champions contro Siviglia e Barcellona, ieri hanno parlato alla stessa ora e hanno dribblato la questione. Ognuno a modo suo. José è stato leggerment­e più conciliant­e e quindi più sottile nella sua strategia: «Non voglio parlare di questa storia, non intendo dire nulla. Il punto non è questa vicenda. Il Chelsea ha un ottimo tecnico, una squadra fantastica ed è la cosa che conta per me». Conte è stato più rude e meno brillante, del resto nell’ultima puntata di questa sit-com grottesca era stato lui quello che aveva invitato il collega a un faccia a faccia, che non prometteva niente di buono: «Quello che è stato appartiene al passato. Noi due abbiamo detto la nostra. Per me è ok e non sono interessat­o a dire altro sulla vicenda. La stretta di mano con Mourinho? Non è una questione che m’interessa». Secondo gli

José conciliant­e

«Il Chelsea ha un ottimo tecnico e una squadra super: conta questo per me»

osservator­i inglesi, sarà Mou ad andare a stringere la mano al collega italiano, per metterlo in difficoltà e per fare la parte di «the bigger man», l’uomo più grande. Del resto «piccolo uomo» era stato uno dei compliment­i che don Antonio aveva riservato allo Special One.

Da quando Conte ha sostituito il portoghese sulla panchina del Chelsea, vincendo subito il campionato, l’antipatia tra i due è cresciuta rigogliosa, come una pianta rara nei Kew Gardens londinesi. «Non voglio fare una stagione alla Mourinho», ha detto l’ex c.t. azzurro, ovvero un’annata senza vittorie, dopo quelle dell’anno precedente. Da lì siamo passati al «clown» per un’esultanza debordante (Mou, sconfitto, a Conte). Quindi a «demenza senile» (Conte a Mou), «calcioscom­messe» e appunto «piccolo uomo». Fino al colpo di teatro (basso) del portoghese, che ha ingaggiato il suo portavoce, autore di un articolo su Record, dal titolo niente affatto ammiccante: «Conte, sai cos’è l’epo?». In cui tra le altre cose si ricorda che «José è molto più grande, nella quantità di titoli conquistat­i e di capelli». Per fortuna domani si gioca e l’unica unità di misura sarà il risultato. All’andata è finita 1-0 per Conte. State buoni se potete. E anche se non potete.

Antonio freddo

«La stretta di mano a lui? Non è una questione che mi interessa»

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