Spalletti scuote l’inter dei paradossi
Con il Benevento serve un successo anti crisi: «Periodo devastante, ora reagiamo»
In una settimana in cui hanno parlato tutti, dagli ex avvelenati e non rimpianti De Boer e Kondogbia («All’inter era il caos»), passando per Wanda Nara («Ci sono due top club su Icardi»), fino ad arrivare all’amministratore delegato Antonello («Mai mancata la fiducia nel mister») e al direttore tecnico di Suning Walter Sabatini («La responsabilità dei risultati è dei professionisti che hanno operato»), la frase giusta l’ha detta Luciano Spalletti. «I discorsi sono stati fatti, ma le favole vanno bene fino a un certo punto: adesso è l’ora di vincere e fare punti».
L’inter vive il suo peggiore incubo, ha vinto una sola partita nelle ultime 10 giornate, è scivolata al quinto posto e neppure stasera, contro il Benevento ultimo in classifica e che ha fatto gli stessi punti (9) dei nerazzurri in due mesi e mezzo, recupererà Icardi e Miranda, convocati ma non rischiabili dal principio.
Dopo un fiume di parole, l’analisi di Spalletti è brutalmente ruvida e realistica. «Stiamo attraversando un periodo devastante, ma non viviamo con la depressione addosso. Forse è stato troppo bello l’inizio, certo che la reazione doveva essere più forte. L’obiettivo Champions è sempre alla portata».
Resta raggiungibile se l’inter si riaccende, reagisce, e non precipita, come nelle ultime due stagioni, nella sindrome del «tanto qui è così» che assale i nerazzurri nel girone di ritorno. Spalletti è a Milano da soli otto mesi e non ne può già più di dover combattere contro disfattismo e cupezza che con estrema facilità contagiano l’ambiente. «L’aspetto psicologico conta, si respira una certa aria: vedrai che accadrà qualcosa di negativo, un fatalismo che sembra essere casa tua e invece non è così». Almeno non dovrebbe esserlo.
Vincere cura molti mali, però dover tenere insieme questa Inter non è facile per Spalletti, costretto a essere anche guida spirituale. «Le soluzioni sono dentro di noi: uscirne singolarmente è difficile, serve un lavoro di squadra. Mi disturba la rinuncia, il vento ci soffia contro, ma ne usciremo», è la parola di Don Luciano tesa a unire il timoroso gregge nerazzurro.
Dell’inter si sa tutto, è la squadra delle contraddizioni. Vive un calo fisico evidente, poi si scopre la squadra che in Doppio rientro Mauro Icardi 25 anni, torna in panchina dopo tre turni fuori. Ivan Perisic, 29 anni, partirà titolare dopo l’infortunio (Canoniero) media corre più di tutti in A (112 km a gara), ha colpito più pali (15), ha battuto più corner (192), ha segnato più di testa (9 reti). «Ma contano le vampate nella corsa. Se arrivi, ma sei in ritardo, puoi dire che all’appuntamento sei andato, ma non trovi nulla».
L’inter non può più bucare l’appuntamento con il successo. Contro il Benevento, sempre sconfitto in trasferta, non sono ammessi errori. Il recupero di Perisic, si spera tornato su livelli accettabili, la crescita di Rafinha, il reinserimento di Brozovic e l’avere comunque Icardi e Miranda in panchina, sono primi timidi indizi per provare ad archiviare un periodo devastante. Anche perché il mese di marzo sarà decisivo per l’inter che affronterà poi Milan, Napoli e Samp. Tre gare in cui si giocherà buona parte delle sue chance di qualificazione Champions. «Il nostro avversario è la vittoria», sintetizza Spalletti. In fondo basta un successo per tornare amici.