Corriere della Sera

«Ossigeno»: Manuel Agnelli affronta i grandi temi della vita

- Di Aldo Grasso

Che sorpresa! Manuel Agnelli conduce un programma su Rai3, si chiama «Ossigeno» (come diceva il mitico Dr House: «Sa, quelli che dicono che non si può vivere senza amore? L’ossigeno è più importante»), è ovviamente costruito sulla musica ma con l’ambizione di «andare oltre la musica» (Rai3, giovedì, ore 23.05).

La prima delle cinque puntate ha visto la partecipaz­ione della cantante americana Joan Wasser, nota come Joan as Police Woman; di Claudio Santamaria (ammetto la mia ignoranza, ma è la prima persona che vedo esibirsi in una canzone degli Afterhours; di Paolo Giordano (ha parlato di controcult­ura, di bulimia, di novità, del successo come malattia), di Ghemon, pseudonimo di Giovanni Luca Picariello, la cui musica è contro tutti i dèmoni, in particolar­e quello della depression­e. Serata impegnativ­a, ma serata necessaria.

Manuel Agnelli sta scoprendo il dèmone della visibilità, della notorietà e cerca di costruirsi una sorta di corazza pubblica: la cultura è politica — sostiene — quando ci aiuta a pensare, quando fa informazio­ne (se mai la cultura è formazione). Si confessa introverso, la musica per lui è anche terapia, il suo film preferito è Il cacciatore di Michael Cimino, perché ognuno ha il suo Vietnam, la sua sporca avventura, e per la sua generazion­e il Vietnam è stata l’eroina. «Ossigeno», realizzato da Arcobaleno Tre, scritto dallo stesso Agnelli insieme a Paolo Biamonte, Massimo Martelli e Sergio Rubino, diretto da Gaetano Morbioli, è ambientato nel Lanificio, un locale romano dedicato all’arte, alla musica e a nuove forme artistiche.

Vestito di pelle nera, Manuel Agnelli ha una gran voglia di affrontare i gradi temi della vita (la rabbia, il cinema, la letteratur­a, l’identità sessuale) e di usare la musica come strumento di conoscenza. Dovrebbe soltanto cercare di non prendersi troppo sul serio. A «Ossigeno» non ci sono i salvagenti giocosi di «X Factor».

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