Gli atleti azzurri giù dal podio delle Olimpiadi
Dieci medaglie. Quinta miglior Olimpiade. Ma sarebbe potuta andare meglio se i maschi azzurri avessero collaborato di più. A Pyeongchang gli uomini dello sci non sono praticamente mai saliti sul podio: una crisi grave, come nell’atletica.
Hanno parlato meno. Hanno parlato meglio. Hanno vinto di più. E quando non sono salite sul podio, sono state citate ad esempio da chi guardava il mondo dall’alto in basso: nostra signorina delle lame strette Carolina Kostner, per esempio, 31 anni portati con la leggerezza di un doppio Axel, modello di riferimento della nouvelle vague russa. Le nostre quote rosa nel parlamento di Olimpia si chiamano Arianna, Michela, Sofia, bei nomi classici portati in giro da facce da copertina senza essere fatalone alla Lindsey Vonn. Ma anche Dorothea, Federica, Lisa, perché le sorelle d’italia non si sono limitate a conquistare tre ori, ma anche tre bronzi (uno condiviso con i compagni del biathlon) e un argento nella staffetta di short track, che forse per il fatto che somiglia a una centrifuga impazzita pare essere più tagliata per le femmine.
È la prima volta nella storia delle nostre Olimpiadi che gli ori sono tutti rosa. Rosa shocking, i 500 m di Arianna Fontana sulla pista corta dove ha sbaragliato le padrone di casa coreane. Rosa confetto, la dolcezza mannara di Michela Moioli in lacrime in fondo al toboga dello snowboard cross. Rosa pallido, le facce di tutte le altre al cospetto di Sofia Goggia, la bergamasca che ha scomodato paragoni con Zeno Colò. Era una spedizione coreana molto donna dall’inizio: 48 su 121 (39,66%), inclusa la saltatrice minorenne Lara Malsiner, prima millennial azzurra di sempre ai Giochi. Però nell’età media la spuntano i ragazzi: la più bassa degli ultimi 15 anni. Significa che passeremo all’incasso tra quattro anni, a Pechino 2022, dicono. Intanto, però, a Pyeongchang hanno lasciato medaglie pesanti. Paris nella libera, giù dal podio per 54 centesimi. E soprattutto Dominik Fischnaller, lo slittinista cui due millesimi di secondo sono costati il quarto posto e una memorabile sfuriata di Armin Zoeggeler, l’ex totem diventato c.t.
Dieci medaglie, quinta miglior Olimpiade invernale dell’italia, ma sarebbe potuta andare (ancor) meglio se i maschi avessero collaborato di più. Mentre lo sci alpino si inabissava, il fondo si aggrappava alle spalle larghe di Federico Pellegrino per coprire l’andatura claudicante e negli sport più social (halfpipe, gobbe, aerials) non esisteva-