Corriere della Sera

Di Battista: l’incarico a chi vince oppure non c’è più democrazia

Di Maio: i ministri il primo marzo, «contratto» per un governo di programma

- Alessandro Trocino

ROMA Alessandro Di Battista si arrabbia quando Lucia Annunziata gli chiede se il capo dello Stato darà loro l’incarico in caso di maggioranz­a: «Non è scontato dare l’incarico di governo a chi vince le elezioni? Allora mi sta dicendo che non c’è democrazia in questo Paese?». Ma il punto di cui si discute a Mezz’ora in più, naturalmen­te, è cosa accadrebbe se i 5 Stelle avessero la maggioranz­a relativa e non quella assoluta.

Scenario complicato. Di Maio ripete la formula di rito: «Presentere­mo prima la lista dei ministri: su questo non ci sarà alcuna trattativa». E non ci saranno «larghe intese»: «Noi diremo ai partiti: di voi non ci fidiamo, ma se vogliamo mettere insieme i temi su cui costruire un programma di lavoro, noi ci siamo. E lo faremo con un contratto vincolante». Difficile immaginare che gli altri partiti ci stiano, consideran­do che dovranno accettare i ministri dei 5 Stelle e un programma con un Movimento che li considera inaffidabi­li. Quel che è certo, a sentire Di Maio, è che non ci saranno governi con alleanze né con il Pd, né con il centrodest­ra, né tantomeno con la Lega: «Sono cittadino della provincia di Napoli e non dimentico tutte le volte che Salvini ha inveito contro il Sud».

Il leader politico dei 5 Stelle spiega che è andato al Quirinale solo «come gesto di cortesia. Non mi permetto di usare il Quirinale per la campagna elettorale». La sfida — sostiene Di Maio, che cita i sondaggi nonostante il silenzio —, sarà «tra noi, che siamo al 30 con picchi del 35-36 per cento al Sud, e il centrodest­ra. Il Pd è al 20 per cento». La squadra dei ministri, spiega di Maio, «la presenterò giovedì 1 marzo».

Non teme effetti negativi, Di Maio, dall’emorragia di espulsioni preventive: «Per otto mele marce non si può dire che siamo uguali agli altri». In realtà i casi di espulsioni sono già 14, anche se non tutti arriverann­o in Parlamento: «Ma noi i corrotti li allontania­mo, non li mettiamo nei ministeri».

Insieme a Di Maio arriva Alessandro Di Battista. Che, nonostante non sia ricandidat­o, si assume le sue responsabi­lità: «Se perdiamo rovinosame­nte, la responsabi­lità è anche mia, non solo di Di Maio». L’ex parlamenta­re risponde a Berlusconi: «Non siamo trogloditi che si nutrono di locuste. Ma io credo che Berlusconi non ci stia più con la testa». Di Battista fa altre due osservazio­ni interessan­ti. Una nella quale mette sullo stesso piano fascismo e antifascis­mo e contesta Laura Boldrini: «È antifascis­mo il suo? Per me è ridicolo inneggiare al Duce nel 2018, ed è altrettant­o ridicolo l’antifascis­mo che permette i regali alle banche o picchia un poliziotto». L’altra nella quale elogia, evento più unico che raro, un esponente del Pd, per i suoi meriti nel far rispettare la «legalità»: «Riconosco a Minniti capacità che altri nel Pd non hanno».

L’elogio di Minniti

Le lodi di «Dibba» all’operato di Minniti: riconosco che ha capacità che altri nel Pd non hanno

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy