Corriere della Sera

Un generale dell’arma pronto per l’ambiente in un governo 5 Stelle Posti chiave a tre donne

- Non è l’arena

MILANO Il rush finale oggi a Palermo, l’ultima tappa (prima del comizio conclusivo a Roma) del «rally» che lo ha visto impegnato negli ultimi giorni al Centrosud: Luigi Di Maio punta sulle aree-chiave degli uninominal­i. Un Movimento a trazione centro-meridional­e, geografica­mente parlando, per prevalere nelle zone che gli analisti hanno indicato come determinan­ti nel voto di domenica prossima. Ma Di Maio va oltre e strizza l’occhio anche agli over 60, fascia d’età su cui solitament­e, stando ai sondaggi, i Cinque Stelle non fanno presa. Dopo aver lanciato la «pensione di cittadinan­za», il capo politico spiega che «la patrimonia­le è una tassa illiberale, anche giocare con la tassa di succession­e significa giocare con una tassa illiberale».

La settimana del candidato premier sarà focalizzat­a sulla presentazi­one — giovedì a Roma — della squadra di governo del Movimento. Ieri a 1/2 ora in più su Raitre Di Maio ha annunciato come ministro dell’ambiente di un suo ipotetico governo «il generale di Brigata dell’arma dei Carabinier­i Sergio Costa». Costa ha una laurea magistrale in Scienze agrarie e un master in Diritto dell’ambiente. È stato comandante regionale in Campania del Corpo forestale dello Stato, fino allo scioglimen­to del corpo stesso il 31 dicembre 2016. Il generale — dice Di Maio — è «da sempre impegnato nel contrasto alle ecomafie e al clan dei Casalesi. Ha scoperto la più grande discarica di rifiuti pericolosi di Europa seppellita nel territorio di Caserta». In prima linea nella Terra dei Fuochi. «Da servitore dello Stato, qualora il premier incaricato ritenesse di indicarmi come possibile ministro dell’ambiente, mi renderò disponibil­e», ha commentato il generale. Costa poi ha reso noto che «da oggi fino a martedì 6 marzo sarà in licenza per mantenere il profilo istituzion­ale più corretto».

La nomina in pectore ha già creato qualche polemica ed è stata accolta con una certa sorpresa e irritazion­e presso il Comando generale dell’arma, che in un comunicato ufficiale ha «autorizzat­o la concession­e della licenza». I dem sono passati all’attacco. «La candidatur­a del generale dei Carabinier­i a ministro è una brutta caduta di stile, uno strafalcio­ne istituzion­ale, ma soprattutt­o una grave strumental­izzazione dell’arma», ha affermato Michele Anzaldi in un’intervista a Liberoquot­idiano.it.

Ma oltre a Costa, iniziano a filtrare altri dettagli sulla squadra pentastell­ata. «Ho deciso di individuar­e tre donne per tre ministeri chiave, quello della Difesa, dell’interno e degli Esteri», ha annunciato Di Maio a Non è l’arena su La7. Tra le caselle dei dicasteri che appaiono sicurament­e definite c’è la Giustizia: il Guardasigi­lli proposto sarà, salvo sorprese, Alfonso Bonafede. Per lo Sport si fa largo, invece, il nome del conduttore tv Guido Bagatta, presidente della squadra di basket Mens Sana Siena. «Sono stato contattato qualche tempo fa: vedremo», ammette Bagatta. Rebus in via di definizion­e. Nelle ultime ore prende quota anche un’altra soluzione «interna» per l’esecutivo: si tratta della criminolog­a Paola Giannetaki­s, in corsa all’uninominal­e in Umbria, che però glissa: «Non mi risulta».

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Su La 7 Il candidato premier dei Cinque Stelle Luigi Di Maio, 31 anni, intervista­to da Massimo Giletti, 55 anni, ieri a

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