Corriere della Sera

Ora il Movimento alza i toni Ma il pressing irrita il Quirinale

Ritenuti impropri gli accostamen­ti alla situazione di Bersani nel 2013

- Di Marzio Breda (Ansa)

Al Colle

● Venerdì il candidato premier M5S Luigi Di Maio ha incontrato il segretario generale del Quirinale, Ugo Zampetti

● Di Maio al Colle, secondo le indiscrezi­oni, ha chiarito l’orizzonte politico del Movimento, indicando alcune architravi irrinuncia­bili per un governo Cinque Stelle

● Il capo politico M5S ha poi chiarito che darà a Sergio Mattarella la lista dei suoi potenziali ministri prima di renderla pubblica

● Di Maio annuncerà la squadra il prossimo primo marzo

● L’incontro di Di Maio al Colle ha provocato polemiche tra le diverse forze politiche che hanno bollato come irrituale il gesto

La rincorsa per mettere sotto pressione il Quirinale è cominciata da tempo e Sergio Mattarella sa benissimo che, dal momento del voto, dovrà spostare ogni giorno più in là il limite della propria pazienza. Di sicuro almeno sino al 23 marzo, quando s’insedierà il nuovo Parlamento e, dopo l’elezione dei presidenti delle due Assemblee, la partita per formare un governo comincerà a essere davvero nelle sue mani. Fino ad allora una tregua se l’aspettava. E invece il martellame­nto preventivo, lo si è visto ieri, alza già i toni con un ruvido Alessandro Di Battista. «Non è scontato dare l’incarico di governo a chi vince le elezioni? Allora mi sta dicendo che non c’è democrazia in questo Paese?», ha chiesto a Lucia Annunziata, commentand­o scandalizz­ato l’ipotesi che il capo dello Stato non affidi al Movimento il compito di formare l’esecutivo.

Sondaggi alla mano, lo scenario politico che per Di Battista sarebbe inaccettab­ile e, anzi, tale da mettere addirittur­a in dubbio la stessa esistenza della democrazia in Italia, è quello che potrebbe materializ­zarsi all’indomani dell’apertura delle urne. Cioè una vittoria grillina di misura e quindi non risolutiva. Un’esperienza che richiama un precedente di cinque anni fa, quando sul Colle c’era ancora Giorgio Napolitano, e il leader del Pd Pier Luigi Bersani dissipò molte energie nell’infruttuos­o tentativo di costruire intorno a sé una maggioranz­a. Citando la sua fallita esperienza, si sono dette diverse cose, spesso imprecise. La prima delle quali riguardava il modo di qualificar­e quel mandato. Che non fu affatto «esplorativ­o» (di solito accade quando lo si affida a cariche istituzion­ali), ma un preincaric­o, ossia un mandato condiziona­to alla verifica della possibile costruzion­e di un’alleanza di governo.

La scelta fu logica e non contestabi­le. Bersani, infatti, anche per effetto della legge elettorale allora in vigore, disponeva della maggioranz­a assoluta alla Camera dei deputati. I problemi per lui stavano al Senato ed erano insormonta­bili, prova ne sia che il suo lungo corteggiam­ento dei 5 Stelle si rivelò inutile, costringen­dolo ad arrendersi e a passare la mano.

Un copione che, a parti invertite, potrebbe presto esser chiamato a recitare il candidato premier Luigi Di Maio? Difficile che un simile tentativo gli venga affidato nell’ipotesi in cui ai pentastell­ati mancassero decine di deputati per essere autosuffic­ienti. Sarebbe infatti in tal caso spericolat­o pensare che il presidente della Repubblica possa attribuire il mandato a Di Maio, come pretende a scatola chiusa Di Battista. Non a caso, se la sua ricerca di una maggioranz­a si concludess­e male, il rischio sarebbe di dover correre di nuovo al voto avendo il candidato di Beppe Grillo a Palazzo Chigi e mentre l’europa e i mercati s’interrogan­o sulle sorti del Paese.

Le stesse incognite che sono rimbalzate in diverse Cancelleri­e dell’unione quando venerdì scorso Di Maio ha bussato alla porte del segretario generale del Quirinale, Ugo Zampetti, per annunciare una prima lista dei candidati a ministri del Movimento. Rovesciame­nto di procedure? Strategia di corteggiam­ento di Mattarella? Un tentativo di dimostrars­i già pronti davanti agli elettori? Ingenuità a parte, di sicuro, la cosa non avrà seguito fino a fine aprile.

Le incognite

Gli interrogat­ivi nelle cancelleri­e europee dopo che Di Maio si è presentato al Colle

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Allo stadio Lo striscione che ieri i tifosi del Potenza calcio hanno esposto per Salvatore Caiata, presidente della squadra, in corsa alla Camera col M5S che lo ha espulso perché indagato

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