«Quell’opera unico accesso non basta più»
«Il Ponte della Libertà? Quella del traliccio in orizzontale sull’asfalto, con il traffico delle auto bloccato, è un’immagine che racconta di occasioni perdute e di quel che si dovrebbe fare: da solo non basta più. C’è una carenza di accessibilità al centro storico che sta minando la città». La prende alla larga Paolo Costa, 74 anni, ex sindaco di Venezia e attuale presidente dell’autorità portuale (ma è stato anche ministro nel primo governo Prodi ed europarlamentare con la Margherita). Prima snocciola dei dati. Questi: «Nel 1951 a Venezia c’erano
174 mila abitanti, oggi 53 mila. Vuol dire che ogni anno sono andati via 1.500 residenti: segno che la città non è riuscita a diventare una centralità urbanistica, restando solo una pur importante meta turistica». Poi l’ex primo cittadino (in carica dal 2000 al 2005, coalizione di centrosinistra) ed ex rettore dell’università Ca’ Foscari, racconta che «proprio in questi giorni mi è capitato tra le mani un saggio — “Venezia - Porto Marghera 1902-1926. Alle origini del problema di Venezia”, ndr — scritto da Cesco Chinello, partigiano e storico, che ricorda come già nel 1910 si suggerisse un’accessibilità diversa al centro storico, non limitata al Ponte della Libertà» inaugurato nel 1933, affiancando quello ferroviario già esistente dal 1846 e riammodernato nel 1984. Ieri l’incidente ha paralizzato il traffico: impossibile entrare e uscire da Venezia, ma Costa ricorda che «impedimenti» analoghi si sono verificati più volte in passato, magari per un semplice eccessivo afflusso di turisti in una bella giornata di primavera: «con quattro chilometri di auto in fila era inevitabile firmare ordinanze di stop alla circolazione». Ma la soluzione? L’ex rettore racconta che «dopo l’alluvione del 1966 un comitato ministeriale propose una metropolitana sublagunare. Averla realizzata — conclude Costa — avrebbe cambiato la storia di Venezia: non più sola, anche se importantissima, meta turistica. Ma anche vera centralità urbana».