A Bruxelles la battaglia di Bresso per l’ema
BRUXELLES Nell’europarlamento si vota oggi un parere giuridico che contesta la procedura di assegnazione ad Amsterdam dell’agenzia delle medicine (Ema): dalla selezione delle 19 città candidate fino al sorteggio finale con l’esclusione di Milano.
L’eurodeputata del Pd ed ex presidente della Regione Piemonte, Mercedes Bresso, ha promosso l’iniziativa nella commissione Affari costituzionali (Afco) per fornire un contributo legale contro la decisione sul trasferimento dell’ema, presa a Bruxelles dai 27 ministri del Consiglio Affari generali il 20 novembre scorso in un modo senza precedenti.
Gli eurodeputati hanno programmato di votare su Ema in marzo a Strasburgo. Il presidente dell’europarlamento, Antonio Tajani di Forza Italia, ha già contestato — con una dura lettera al numero uno della Commissione europea, il lussemburghese Jean-claude Juncker — la selezione delle città candidate, attuata senza rispettare il ruolo co-decisionale degli eurodeputati e perfino segretando atti in grado di occultare i ritardi di Amsterdam nel fornire le due sedi. «Quella procedura per il trasferimento dell’agenzia delle medicine è stata una assurdità giuridica e istituzionale — dice Bresso —. Non ha coinvolto il Parlamento e manca perfino il verbale del sorteggio finale». Per l’eurodeputata del Pd, i suoi contatti con i responsabili nella Afco dei principali gruppi (Ppe, Alde, Verdi) aprono «ragionevoli prospettive di approvazione» per questo atto giuridico.
Il gruppo eurosocialista S&D (del Pd) è in ritardo perché il presidente, Gianni Pittella, da tempo è assente in quanto in campagna elettorale in Italia (corre per il Senato). «Questa situazione non ha consentito al nostro gruppo eurosocialista di discutere su Ema — dice Bresso —. Ma la delegazione Pd è impegnata e ritengo che S&D, prima del voto a Strasburgo, si schiererà contro questa procedura non rispettosa del ruolo dell’assemblea Ue. La soluzione è ripetere la scelta della sede Ema con la Commissione europea che propone, i governi che decidono, e noi del Parlamento, che codecidiamo».