«Con Fellini parlo ancora, peccato che scelse di morire Oggi non possiedo niente»
L’attrice: sono l’unica della mia età senza premi alla carriera
L e sue amiche la chiamano Sandra o Elena?
«Sandra, perché è il nome che ho scelto: “San” è dolce e “dra” è dura e inarrestabile, come me».
Ha scelto lei anche Milo? «Quello me lo mise un giornalista dopo un servizio fotografico a Tivoli, in cui ero ricoperta soltanto di poche foglie. Ancora non c’era la televisione. Titolarono: la Milo di Tivoli».
E Salvatrice?
«Mio padre era nato a Tunisi, come me, ma mio nonno era di Ragusa, e per tradizione i primogeniti dovevano chiamarsi Salvatore o Salvatrice. Io non lo volevo perché credo che i nomi abbiano un’influenza sulle persone, e infatti ho un esagerato senso di responsabilità che mi crea non pochi obblighi».
Salvatrice Elena Greco, in arte Sandra Milo, onora il nome di battesimo cedendo alla cronista l’unica sedia della camera d’albergo, la sua crema all’arnica e all’artiglio del diavolo per le ginocchia, una bottiglietta d’acqua, un pacchetto di fazzolettini e sei noci per il viaggio di ritorno. La incontriamo a Somma Vesuviana alla vigilia del debutto della commedia teatrale «Mamma... ieri mi sposo!», adesso in tournée. Sorride spesso e non si spazientisce mai mentre cerca invano l’equilibrio sui gomiti distesa sul letto.
Il suo primo film?
«Mi piacerebbe dire La Risaia di Raffaello Matarazzo: ero stata scelta per fare l’antagonista di Elsa Martinelli, il produttore Carlo Ponti mi aveva proposto un contratto di sette anni. Ma il mio compagno, Moris Ergas, gli disse che soffrivo di reumatismi e non potevo trasferirmi a Vercelli per girarlo. Non era vero».
Quale fu il primo, allora?
«Lo Scapolo, con Alberto Sordi, nel 1955. Avevo abitudini milanesi, dove avevo lavorato come modella, a cominciare dalla puntualità. Quando arrivavo sul set mi prendevano in giro: "Ah eccola, l’eleonora Duse...”. Sa quel sarcasmo tipico romano, bonario eh... Aiuto regista era Franco Zeffirelli, che era molto carino con me, mi diceva di non preoccuparmi».
È stata quasi sempre doppiata. Le dispiace?