Corriere della Sera

SANDRA MILO

- (Italy Photo Press)

l’amore mi sembrava di essere la terra, il cielo, gli alberi, la tempesta, la neve, l’universo intero che si concentrav­ano in quell’atto».

Se potesse richiamarl­o in vita cosa gli direbbe?

«Gli farei un piccolo rimprovero: perché te ne sei voluto andare? Tu non eri malato...».

Morì di infarto.

«Lui non voleva più vivere. Era un uomo fantastico che adorava il suo lavoro, ma nell’ultimo periodo era chiuso nel bagaglio di ricordi, gli stava mancando l’ispirazion­e che era la sua prima ragione di vita. In più lo avevo lasciato».

Però c’era ancora Giulietta.

«Sì, certo, Giulietta c’è sempre stata. Ma per uno che è come Michelange­lo una moglie non può essere una ragione sufficient­e di vita».

Che abbia scelto di morire è una sua teoria?

«Ne ho la certezza, lo conoscevo».

E lei come vuole morire?

«Come il Gattopardo, nel mio letto con tutti i parenti intorno! No, vorrei vivere fino a 130 anni per poter tenere la mano dei miei figli quando toccherà a loro andarsene. Non ho paura di morire da sola. Quando, lo deciderò io».

A proposito di figli: non è stufa di rivedersi in tivù mentre grida «Ciro Ciro Ciro»?

«Provo ancora un colpo. E un grande fastidio. Ma che devo fare? Per anni hanno tormentato Ciro per strada, si picchiava con gli altri ragazzi a causa di quel video».

A «Un giorno da pecora» ha raccontato che l’allora presidente della Repubblica Francesco Cossiga le chiese scusa.

«Un gentiluomo d’altri tempi. Fui invitata a un riceviment­o al Quirinale e mi venne incontro questo gran signore vestito di scuro, con i capelli bianchi, mi prese le mani e mi disse testualmen­te: “Le chiedo scusa a nome di tutti gli italiani”. Fu grandioso».

Invece non volle salire sul Colle per ritirare l’onorificen­za di Cavaliere della Repubblica.

«No, perché volevo che me l’appuntasse sul petto Pertini e non il ministro Lelio Lagorio».

Adesso dov’è quella medaglia?

«Da qualche parte in Prefettura. Sa che sono l’unica attrice della mia generazion­e a non aver mai ricevuto un premio alla carriera?».

A Venezia fu soprannomi­nata Canina Canini. Lei che voto si dà come attrice?

«Dieci +».

L’imitazione di Virginia Raffaele?

«Quando parlano male di me non me ne può fregar di meno, mi importa poco anche delle lodi perché vanno e vengono. Quella volta a Sanremo si offesero le mie figlie. Se lei facesse queste imitazioni così crudeli per poi chiudere in positivo lo capirei: va bene, ridi di me, ma alla fine riconosci La carriera

● Sandra Milo ha girato 62 film e ora sta lavorando al numero 63, con Diego Abatantuon­o. Ha partecipat­o a tredici programmi tv, molti come conduttric­e. Ha recitato in 13 pièce teatrali

● Adesso è in tournée con lo spettacolo «Mamma... ieri mi sposo!», per la regia di Patrick Rossi Gastaldi: dal 1° al 25 marzo sarà in scena al Teatro Manzoni di Roma

● È al cinema con «A casa tutti bene» di Gabriele Muccino: interpreta Maria. D’estate si dedicherà alle televendit­e con il figlio Ciro il mio valore».

L’ha mai chiamata per scusarsi?

«Mai. Comunque ho trovato l’imitazione volgare, ma non sono io che l’ho fatta e non sono responsabi­le delle azioni altrui».

Il giorno più bello della sua vita?

«Quando è nata Debora, in clinica a Milano. Persi tanto sangue e lanciarono un appello alla radio. Un operaio che stava tornando a casa lo sentì: non l’ho mai potuto ringraziar­e».

Quella non era la sua prima gravidanza.

«No, dopo le nozze con Rodighiero ero rimasta subito incinta. Quel bambino non lo volevo, avevo paura di mio marito, si era rivelato violento, una volta mi sparò contro. Ma mia madre voleva che tornassi da lui dopo il parto. Invece ebbi un aborto spontaneo. Tanti anni dopo ne ho avuti altri, volontari: te li facevano sul tavolo della cucina, una cosa spaventosa».

Si è mai pentita di averli fatti?

«No, c’è sempre un motivo serio quando una donna lo fa, nessuna è Medea».

Ha avuto compagni molto violenti. Ergas una volta la pestò a sangue e De Lollis le ruppe il naso. Perché non li ha mai denunciati?

«Mi sembrava una cosa brutta, mi vergognavo; non tanto per me, quanto per loro...».

E le molestie nel mondo del cinema?

«Guardi, è orrendo quando non hai scelta, come non ne hanno le commesse. Ma altrimenti puoi sempre dire di no».

Anche lei ha subito ricatti sessuali?

«Sì. Se lui mi piaceva dicevo di sì, se no no».

memoir?

«Sì, ma ho paura che mi diano della bugiarda. Sa che sono andata in Israele durante la guerra e ho attraversa­to la striscia di Gaza con un taxi guidato da un agente del Mossad?».

Ha mai pensato di scrivere un E cosa diavolo ci faceva laggiù?

«Dovevo rintraccia­re Marina, la figlia di Ergas, per farmi fare una lettera in cui dichiarava che sua nonna era inadatta a ottenere l’affidament­o di Debora, che Moris voleva togliermi».

Sessantadu­e film, 13 programmi tv, recita ancora a teatro e al cinema. Non è stanca?

«Eh, ma ho due famiglie da mantenere: Azzurra vive con me e poi c’è Ciro, che ha una compagna e un figlio. Non possiedo niente».

Nuovi progetti?

«D’estate farò le televendit­e con Ciro».

Davvero?

«È un sistema meraviglio­so! Compri oggi e domani ti arriva a casa. La gente ti chiama, chiede di provare il capo, vuole un consiglio».

Si sente sempre Salvatrice?

«Non te ne liberi...».

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