Anna e la collezione all’asta: ero diventata un serial killer
La scelta di dello Russo: dare tutto in beneficenza
Chiudere un trentennio di collezionismo unico al mondo — capi haute couture, campioni unici a volte non presenti nemmeno negli archivi delle maison — con un sorriso. «Ho fatto spazio alla vita», sorrideva Anna dello Russo raccontando agli interlocutori increduli la decisione di mettere all’asta e vendere su Net-a-porter («per beneficenza, non si vendono i propri bambini») la sua enorme collezione di abiti e accessori. L’altra sera, durante un evento a inviti, prima Christie’s ha messo all’asta i pezzi più importanti, poi Net-a-porter in una «flash sale» via Internet ne ha venduti altri, a centinaia. Qualcosa è andato ai musei. A dello Russo sono rimasti i ricordi, e tanti sorrisi: «Collezionare è bello da giovani ma a un certo punto diventa una cosa ossessiva, un po’ da serial killer».
Alla festa amici e amiche come Alessandro dell’acqua, Peter Dundas, Maurizio Cattelan, Anwar Hadid, Diego Della Valle, Emanuele Farneti, Dean e Dan Caten di Dsquared2, Nadja Swarowski, Federico Marchetti, i fotografi Luigi e Iango, Natasha Poly, Izabel Goulart, Robert Rabensteiner, Olivia Palermo.
Ma, soprattutto, alla festa c’erano i suoi 1,4 milioni di follower di Instagram, ai quali lei ha regalato una «diretta». Una festa allegra, senza rimpianti per gli abiti che se ne vanno. I momenti di riflessione c’erano già stati – con Kerry Olsen del New York Times, in un lungo articolo, ha previsto la fine imminente del fenomeno dello streetstyle «e le ragazze vedranno presto che la visibilità non è l’unica strada» – e la sua collezione resta in un grande libro appena uscito, «Adr Book: Beyond Fashion» edito da Phaidon. Che contiene tutto dei suoi trent’anni di carriera nella moda (nel corso di una vita professionale passata alla Condé Nast, è orgogliosa di precisare che non ha mai fatto assenze per malattia, «come un soldatino»).