NAPOLI DIVENTA CAPITALE DELL’ANTAGONISMO E CITTÀ «JOBS ACT FREE»
Napoli «derenzizzata» era l’atto primo. L’atto secondo è questo: il Comune sarà «Jobs act free». Le aziende partecipate assumeranno con tutte le tutele preesistenti alla riforma, come riporta il Corriere del Mezzogiorno. È l’ennesima conferma di un radicalismo vesuviano ormai dilagante. E che attinge a piene mani dalla storia e dalla politica internazionale. Maduro, Zapata, Öcalan, Gábor Vona, Rousseau. Sono questi, oggi, i maître à penser più citati in città, diventata di fatto quella in cui meglio si possono cogliere tutte le sfumature dell’antagonismo: dal rosso «di lotta e mutualistico» di Potere al popolo al nero neofascista di Forza Nuova; dall’arancione dadaista di de Magistris al giallo pluristellato dei grillini. È qui che, dopo Simone Di Stefano di Casapound, è venuto a parlare anche il leader forzanuovista Roberto Fiore. Non a caso lo ha fatto nel piazzale intitolato a Vincenzo Tecchio, uno dei più noti gerarchi fascisti napoletani; lo stesso piazzale che de Magistris ha ora deciso di intitolare all’industriale ebreo Giorgio Ascarelli. Proprio quel de Magistris che collaborando con Ada Colau, sindaco di Barcellona, e Yanis Varoufakis, futuro alleato alle europee, si era illuso di aver occupato tutto lo spazio antagonista disponibile. Sbagliato! Napoli è pur sempre la città di Roberto Fico e Luigi Di Maio, un tempo nell’angolo e ora tornati a riprendersi ciò che avevano lasciato in amministrazione delegata. Ed è anche la città di Viola Carofalo, la leader di Potere al popolo con l’ambizione di portare comunisti e comunitari in Parlamento: il suo attivismo ha già portato a Napoli Jean Luc Mélenchon, incuriosito dal welfare dei centri sociali. Difficile ora definire il punto zero nella genealogia dell’antagonismo napoletano. Facile è però constatare che a Napoli il Pd non vince un’elezione dal 2006 (Iervolino); la destra conservatrice non ha un sindaco da oltre 50 anni (Lauro); e la destra liberale ha una leader «straniera» (la salernitana Carfagna). A Napoli il vuoto non si riempie. Si polarizza.