POLITICA, COSA CI DICONO INSOFFERENZA E DELUSIONE
Le lettere firmate con nome, cognome e città e le foto vanno inviate a
«Lo dico al Corriere» Corriere della Sera via Solferino, 28 20121 Milano Fax: 02-62827579
lettere@corriere.it letterealdocazzullo @corriere.it Caro direttore, ho 22 anni, e fra poco voterò per la prima volta alle elezioni politiche. In questi giorni ho visto qualcosa di brutto. Non mi riferisco particolarmente ai toni della campagna elettorale, che mi hanno lasciato perplesso, ma a quello che ho visto e ascoltato facendo due passi per Trastevere a Roma. Ho tentato, con una mia compagna di corso, di intervistare i passanti per chiedere che cosa pensavano delle prossime elezioni per un progetto universitario. Abbiamo girato inutilmente per più di due ore, sentendoci dire, oltre ai consueti «sono in ritardo» o «vado a lavoro», insulti di vario genere rivolti alla politica in generale. Non insulti a personaggi o a partiti, ma proprio alla politica. Durante queste due ore abbiamo capito che le domande che tentavamo di fare non erano innocue. Anzi, aizzavano odio e collera contro la politica. Ritengo che l’impossibilità di parlare di politica senza creare odio, discordia, divisioni e polemiche costituisca il primo passo di un cammino che ci porta lontano dalla democrazia e dalla libertà, sul quale il nostro Paese si è già avventurato in passato.
Caro Francesco,
L a sua esperienza sul campo riflette purtroppo un sentimento generale che alimenta distacco e disillusione (e fanno crescere la non partecipazione al voto) ma anche un atteggiamento di odio che in qualche caso sconfina nella violenza. Siamo una società di delusi e arrabbiati e spesso abbiamo buone ragioni per esserlo. La
Le lettere a Luciano Fontana vanno inviate a questo indirizzo di posta elettronica: scrivialdirettore@corriere.it politica ha dato una pessima prova di sé per capacità di governo, onestà e rispetto dei cittadini. Gli anni di crisi economica con la crescita della disoccupazione e dei lavori ultra precari hanno fatto il resto. Ma c’è qualcosa d’altro, nello spirito del Paese, che sta cambiando in peggio: la Rete ha tanti meriti, ma purtroppo, anche a causa dell’anonimato, sta diventando la palestra degli odiatori di professione che fanno proseliti. Un luogo del rancore e della svalutazione del merito e delle competenze. Un esempio per tutti? Le accuse violente agli esperti che tentavano di difendere i vaccini in base ad argomentazioni scientifiche. Non possiamo restare troppo a lungo in questo tunnel. È giusta la sua preoccupazione di uscirne con una classe politica migliore e uno spirito pubblico che recuperi la civiltà del dialogo e il rispetto degli altri. Facile a dirsi, più difficile trovare la strada. Ma non c’è alternativa.