Corriere della Sera

Sci maschile non pervenuto scenario grave come l’atletica

- Di Daniele Dallera

Èvero che le medaglie si pesano e i tre splendidi ori femminili (Goggia, Fontana e Moioli) nobilitano il medagliere azzurro, ma la povertà dei risultati nello sci e fondo nostrani al maschile (se escludiamo Pellegrino), fa pensar male. Addirittur­a viene in mente, provando un certo dolore fisico, l’atletica italiana rasa al suolo all’olimpiade di Rio (e non solo). Qui c’è un sistema da rivedere, forse da rifondare. Prendiamo in prestito la riflession­e di Flavio Vanetti, collega esperto di sci e Olimpiadi, scritta l’altro giorno, in anticipo sui tempi: serve un’analisi profonda del sistema sci, degli staff e degli schemi di lavoro. Necessaria, fondamenta­le, proprio per non fare la fine dell’atletica, sport dominante in un’olimpiade estiva. Proprio come lo sci nei Giochi invernali. E così nel fondo dove un tempo si dominava, ora ci si rallegra per l’argento di Pellegrino. Si esulta per la Goggia, medaglia che fa storia, si è felici per la Brignone, fantastica col suo bronzo nel gigante, ma poi ci si dispera per il flop in discesa, superg, gigante e slalom maschili. Allora passi il 7 di Malagò, per la doppia cifra (10 medaglie) prevista e raggiunta, ma non si può certo azzardare un «bravi 7+» di Cochi & renato perché siamo impauriti dalle prospettiv­e: se non ci si dà una mossa il rischio è quello di incassare un 5 nella prossima pagella olimpica.

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