L’italia sta nel mezzo dietro ai giganti Oltre le stelle, tante zone d’ombra
L’immensa Marit Bjoergen regala alla Norvegia il primato nei Giochi bianchi coreani. La Germania è seconda — stessi titoli, quattordici, ma otto podi minori in meno — in un testa a testa crudele: la squadra di hockey a 55 secondi dalla sirena era campione; poi l’oar (alias: Russia) ha pareggiato e vinto al supplementare, negando ai tedeschi l’oro della staffa. Alle spalle dei due moloch, c’è un grande Canada che supera gli Stati Uniti, punta avanzata di una delusione declinata soprattutto dalla stessa Oar (tredicesimo posto, dietro all’italia) e poi dalla Finlandia (una sola medaglia d’oro). In mezzo, dove pianta le tende pure la Corea, c’è la terra di Nazioni solide, Francia e Svizzera su tutte, che ci riempiono di invidia. Il bilancio di un’olimpiade che ha funzionato ma che si lega al ricordo di un meteo rigido e influente sulle gare (sintesi: non si sarebbe dovuto venire qui) è infatti in controluce per l’italia. Tra medaglie vinte e medaglie buttate, i numeri promuovono gli azzurri; poi però ci sono trend pericolosi e sensazioni un po’ così. Si avrà voglia di accantonare le gioie e di preoccuparsi delle zone d’ombra?
Finalmente Hirscher
Sofia Goggia (9) sarebbe da 10 se non avesse gettato l’oro nel superg: ma con quello della discesa (primizia per l’italia) ha costretto al bronzo la Vonn (voto 6) dimostrando che ai bei pensieri sa far seguire i fatti. Importante il bronzo della Brignone (8) in gigante: per Federica non era semplice centrare il podio nella «sua» gara. In generale, è un potere tripartito quello che governa lo sci: vince l’austria (voto 8,5), ma a 7 medaglie c’è una Norvegia (8) che fa massa e qualità, sfoderando l’outsider Mowinckel (8). Noi premiamo la Svizzera (8,5): con un 23-2 in progressione ha reagito all’olimpiade nera della Gut (4). Gli elvetici hanno anche proposto la classe emergente di Zenhaeusern e la bella storia di Michelle Gisin (9), ripartita da un incidente alla colonna vertebrale e capace di bissare in combinata il titolo in discesa a Sochi della sorella Michelle.
Franano gli uomini jet
Le figure simbolo sono Hirscher, finalmente olimpionico (9), l’eterno Svindal (9) e Mayer (9), oro in superg. L’italia maschile (4) frana a parte Paris in discesa (6): serve una rivisitazione a tutto tondo, pena sprofondare.
Meravigliosa Michela
L’oro bellissimo di Michela Moioli (voto 10) nello snowboard cross ripaga di tutto però non nasconde l’ennesima caduta olimpica di Visintin e il flop dei gigantisti. Nell’half pipe (White voto 10), dove dominano gli Usa, siamo spettatori. Nelle altre discipline very social che piacciono ai giovani, l’italia — nonostante le promesse del presidente Roda — è assente (voto -1). La fuoriclasse è Wonder woman Ledecka (voto 10 con lode e bacio accademico).
Arianna che spettacolo
Miss Olimpiade, Arianna Fontana (voto 10 e lode), e poco altro. La pista corta italiana continua a vivere sul talento longevo dell’atomica bionda, che con tre medaglie (oro nei 500, argento in staffetta, bronzo nei 1000) tiene botta alla Corea e si porta a ridosso di Stefania Belmondo nella classifica degli azzurri più medagliati (8 contro 10). Sull’inerzia di un’olimpiade felice, Arianna ammette nella sua scia tutto il gineceo (Peretti, Maffei, Valcepina voto 9). Maschi (voto 4) non pervenuti.
Il valzer di Carolina
Nel pattinaggio bei programmi (che però non bucano), tanta stima delle baby russe Zagitova e Medvedeva (voto 20, insieme) per zia Carolina Kostner (7 di rendita), prestazione record di Marchei-hotarek (8), futuro spalancato per il giovane Rizzo (7) mentre Cappellini e Lanotte salutano (10 alla carriera). Ma nessuna medaglia. Ci sarebbero piaciute meno chiacchiere e più fatti.
Il lampo di Tumolero
Nicola Tumolero (voto 8) salva la confraternita della pista lunga del c.t. Marchetto, complice il crollo del divo Kramer (6) nei 10 mila. Delude la Lollobrigida (voto 4), più marketing che sostanza. Però agli atti resta anche la scena fantozziana di Bugari che inciampa in pieno relax dopo l’arrivo della pursuit e, cadendo, affetta il tendine di Tumolero. Stagione finita (voto 0).
Le cilecche di Dorothea
Tanto tuonò, che non piovve. Delude la star Dorothea Wierer (voto 5), arrivata in Corea sull’onda di aspettative non mantenute. Calamity Jane azzanna il bronzo nella staffetta mista come a Sochi grazie al guizzo finale di Windisch (voto 8), insperato figliol prodigo della famiglia del biathlon (dominato dalla Germania e dal fenomeno francese Fourcade, 10) che acchiappa due medaglie. Ottima Vittozzi (8), in chiave Pechino 2022.
Esiste solo il Falco
Nel fondo esiste Federico Pellegrino (9). Punto. De Fabiani è la solita chimera, la baruffa Chenetti-nockeler mina l’oro nella team sprint, la staffetta non è (ancora) competitiva, le donne non esistono. Tramontata la generazione dei fenomeni, al di là del Falco il fondo azzurro non decolla (voto 5). La Norvegia, intanto, ha sempre regina Bjoergen (15 medaglie, voto 11) e trova il giovane Klaebo (3 ori, voto 10). Salto: azzurri senza ali (voto 4); troppo tenere le sorelle Malsiner (5), si punta al 2022 quando ci sarà pure la minore, Lara. Combinata nordica: AAA cercasi Pittin, disperso dal 2010 (s.v.).
Il bob perduto
Il bob è terra di caccia della Germania (voto 10). Questa specialità, invece, da noi è in coma, alla faccia della storia: voto -4, come a 4 era il bob cacciato dopo due manche, dietro perfino ai brasiliani.
Disastro slittino
Nello slittino c’è l’incredibile buco del tedesco Loch (5), un rammarico in più per le dolorose schioppettate del quarto posto (per 2/1000) di Dominik Fischnaller (voto 5) e del settimo del cugino Kevin (5). Dominik aveva vinto qui un anno fa ed era stato chiamato a collaudare la pista: la prima discesa è bastata a rovinarlo. Zio Zoeggeler (8), buggerato nelle elezioni per il Cio, lavora bene sui nipotini. Ma l’esperienza non si inventa. E soprattutto, resta il guaio che non abbiamo più piste in Italia e che gli stranieri non ci fanno allenare come vorremmo.
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