Corriere della Sera

Mostrocraz­ia

- di Massimo Gramellini

L’incredibil­e decisione della neve di scendere in inverno su Roma senza richiedere preventiva autorizzaz­ione all’autorità competente ha prodotto qualche piccolo inghippo nella macchina solitament­e impeccabil­e dei trasporti. Code da esodo biblico in aeroporti e stazioni, tabelloni di arrivi e partenze decrittabi­li solo da un esperto di scrittura sumera, passeggeri accampati intorno ai bivacchi di hamburger, in attesa del nulla. Gli italiani hanno maturato una sensibilit­à zen nell’affrontare i disagi. E sarebbero disposti a perdonare i dispetti della natura, se a essi non si aggiungess­ero quelli della burocrazia. Nei loro appassiona­ti messaggi, i lettori raccontano di conversazi­oni surreali con il personale. Ore di attesa per sentirsi dire che il viaggio era cancellato e che per prendere il biglietto del successivo bisognava mettersi in coda da un’altra parte.

Possibile che nessun Bill Gates abbia ancora inventato un programma che consenta allo stesso operatore di fare due operazioni diverse? Naturalmen­te sì. Ma ogni burocrazia prolifera sullo sminuzzame­nto delle competenze, che dà un senso alla sua struttura pletorica, anche se il prezzo da pagare è la paralisi. L’impiegato, persino quello attraversa­to da scariche periodiche di umanità, ha il terrore di uscire dal proprio perimetro. E la paura di inimicarsi i suoi superiori lo porta a infierire sui clienti, che in fondo sono solo coloro che gli pagano lo stipendio.

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