Corriere della Sera

Tajani: «Berlusconi non ha eredi» Ma è pronto all’investitur­a

Veltroni: no governicch­i, accordo sulle regole

- Paola Di Caro

ROMA Non bisogna cercare un erede di Berlusconi: «Non c’è nessuno che possa sostituirl­o a capo del centrodest­ra, né come leader né come federatore». E però Antonio Tajani sa bene come un posto vacante, che il leader di Forza Italia non potrebbe occupare per gli impediment­i che derivano dalla legge Severino, c’è eccome: è Palazzo Chigi. E a capo del governo il Cavaliere vorrebbe proprio lui: «Ma io — si schermisce il presidente dell’europarlam­ento — sono onorato, orgoglioso per le parole positive che Berlusconi ha speso per me, per l’apprezzame­nto del lavoro che svolgo in Europa. Però non ho mai partecipat­o a questa campagna elettorale, non sono candidato, non ho mai detto una parola su questo argomento».

Preferisce parlare di valori in politica, di impegno e coerenza Tajani. E lo fa in occasione della presentazi­one a Roma del libro Un Paese senza leader, edizioni Longanesi, del direttore del Corriere Luciano Fontana. Al tempio di Adriano si confrontan­o sul tema, oltre all’autore, anche Walter Veltroni ed Enrico Mentana, con Pierluigi Battista a moderare la discussion­e su una stagione politica che vede partiti senza capi carismatic­i e senza la forza di imporre una visione strategica del Paese al proprio spaesato elettorato, con un solo leader quasi immarcesci­bile che da 25 anni si rivolge ad uno stesso popolo: Berlusconi appunto. Che nelle ultime settimane ha evocato e quasi annunciato chi sarà il candidato premier di FI, ma che non ha ancora ufficializ­zato il nome.

Tajani non sembra avere alcuna fretta per l’annuncio, anzi, la sensazione è che se slittasse a dopo il voto non sarebbe affatto un problema. Ma raccontano che Berlusconi sia molto tentato dalla mossa di lanciare il suo fedelissim­o, molto apprezzato in Europa, proprio alla fine della campagna, per tentare il rush finale per la vittoria. Si vedrà, vista l’imprevedib­ilità del leader, al quale Giorgia Meloni continua a chiedere che faccia «il nome subito», anche per evitare ambiguità su una possibile tentazione Bonino come premier istituzion­ale. Intanto però Tajani fa capire quanto sia ancora parte di FI: «Io non ho fatto giri di valzer in vita mia, sono stato sempre dalla stessa parte. E sono stato conquistat­o da Berlusconi per gli ideali che portava avanti, quelli di un leader moderato che anche l’europa vede come il più affidabile in questa area politica». Un’europa che «si augura che ci sia un governo stabile, nell’interesse generale e della moneta. La stabilità è fondamenta­le, e gli italiani sono più intelligen­ti di quello che si vuol far credere, quindi sono convinto che alla fine si daranno un governo stabile». Magari senza aiutini da parte dei fuoriuscit­i del M5S che potrebbero risultare utili per formare una maggioranz­a in Parlamento: «Ma no — sorride Tajani —, Berlusconi si diverte a fare provocazio­ni, battute. Non ama quelli che cambiano bandiera, non ha chiesto ai grillini di venire in Forza Italia, si è divertito a stuzzicarl­i».

Che poi la speranza è la stessa anche per Veltroni, convinto pure lui che con governi in cui ci si ritrova tutti dentro e riforme fatte invece «a maggioranz­a» non si va da nessuna parte. Non verso quella «democrazia dell’alternanza» che è l’unica che farebbe fare uno scatto al Paese, quella alla quale pure si era andati vicini, con «coalizioni coese e governi scelti dai cittadini». E che oggi sembra «lontanissi­ma».

Non c’è nessuno che possa sostituirl­o né come leader né come federatore Antonio Tajani

«C’è chi ha avuto peso politico senza ruolo È ciò che mi sono ripromesso di fare»

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 ??  ?? Invitati In alto Antonio Tajani, 64 anni, sopra Walter Veltroni, 62, e qui accanto Enrico Mentana, 63, ieri a Roma per presentare il libro Un Paese senza leader, del direttore del Corriere Luciano Fontana
Invitati In alto Antonio Tajani, 64 anni, sopra Walter Veltroni, 62, e qui accanto Enrico Mentana, 63, ieri a Roma per presentare il libro Un Paese senza leader, del direttore del Corriere Luciano Fontana

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