Corriere della Sera

«Sapeva abbracciar­ti nei momenti difficili»

- Di Giangiacom­o Schiavi

Ifratelli Moratti. Un tutt’uno con Milano, con l’inter, con l’azienda di famiglia, con l’impegno sociale. Gian Marco, profilo schivo, understate­ment ambrosiano. Massimo, cuore e passione, l’imagine del presidente tifoso. È difficile spezzare la commozione, «non si è mai preparati», ma le testimonia­nze di affetto che arrivano a ondate rafforzano l’immagine di una persona speciale che se ne va, «una gran bella persona», dice Massimo Moratti trattenend­o a fatica le lacrime. «Gian Marco ha tenuto duro fino all’ultimo, non voleva pesare sugli altri, aveva un senso del dovere infinito», ricorda il fratello più giovane di nove anni che con lui ha condiviso tutto, «progetti, emozioni, difficoltà», una vita intera. «Era una persona perbene, davvero speciale, di quelle che sanno abbracciar­ti quando le cose vanno bene ma anche quando ci sono le difficoltà». Non avevano lo stesso carattere, Massimo lo riconosce, ma l’imprinting era lo stesso: «Ci univano sentimenti e valori, l’appartenen­za a una bella famiglia, un’unità che non è mai mancata». Uniti fino all’ultimo, anche con la malattia di Gian Marco, «perché lui aveva fatto del doverismo un principio» al quale non si poteva derogare. In ufficio non ha mai fatto mancare il suo aiuto, dice Massimo, «anche quando la fatica sembrava enorme ha portato la sua esperienza e ha condiviso le ultime importanti decisioni». Concreto e tenace, come sempre. Come quando ha preso per mano l’azienda di famiglia, la Saras, smentendo il luogo comune della seconda generazion­e incapace di reggere il confronto con i padri. «Papà Angelo e mamma Erminia sono stati sempre il nostro riferiment­o, sono valori che uniscono». Con quel cognome che significav­a borghesia milanese, con quel padre vincente che negli anni della grande Inter suscitava rispetto e ammirazion­e, con quella madre forte e affettuosa che sapeva unire la famiglia e tener testa a scopone a un osso duro come Gianni Brera, i fratelli Moratti hanno attraversa­to insieme più di mezzo secolo. Una dinasty, è stato scritto. Che ha avuto divisioni sulle scelte nella politica, ma non ha mai perso il senso della generosità. Gianmarco sapeva fare del bene, «anche senza apparire».

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