L’ultima riunione pochi giorni fa «Era pieno di idee»
Angelo e gli altri tre figli riuniti nella casa di Milano Sarà sepolto, come voleva, nella sua San Patrignano
Alcune famiglie sono così. Magari travagliate, complicate, ma a loro modo straordinarie e molto unite. E in queste famiglie, dove ci sono alti e bassi, momenti meravigliosi e qualche nuvola, serve un punto di riferimento che sappia tenere tutti uniti, trasmettere valori, prendere decisioni, avere sempre una risposta per ciascuno. Il «pater familias», quello che ti lascia tranquillo perché «tanto c’è lui», capace di accudire e tenere la barra diritta. Gian Marco era questo per tutti i Moratti. E si è capito ieri mattina, quando la sua famiglia allargata si è riunita nella casa dove se ne è andato dormendo.
Una famiglia che comincia nell’elegante appartamento affacciato sulle guglie del Duomo e arriva fino a San Patrignano. I figli, i nipoti, il fratello Massimo con cui in questo ultimo periodo si era saldato un affiatamento come mai prima, la sorella Bedi. E poi tutto il popolo di Sanpa che ieri mattina non voleva crederci: quelli che mangiavano vicino a lui nel salone della comunità, lo interpellavano chiamandolo per nome, lo seguivano mentre curava le sue vigne e produceva il suo vino. Quelli che lo amavano tanto e gli erano grati.
Si respirava aria di armonia, ieri mattina in casa Moratti. Come se l’energia di Gian Marco continuasse a circolare in mezzo a chi lo stava piangendo. Tutti stretti soprattutto intorno alla moglie Letizia che condivideva ogni decisione con il marito, ripetendo sempre «non avrei fatto nulla senza di lui». Un grande amore, una coppia solida abituata a camminare tenendosi per mano come due ragazzini. Gian Marco era orgoglioso di questa moglie che aveva guadagnato consensi, era stata ministro, primo presidente donna della Rai, primo sindaco donna della città di Milano. E anche adesso, con la presidenza in Ubi Banca: lui sempre dietro un passo, ma presente.
Il profilo basso è sempre stato una caratteristica di Gian Marco Moratti: allergico alla mondanità, refrattario alle interviste, più a suo agio con i ragazzi di Muccioli che nei salotti di Milano. Un tratto che si ritrova soprattutto nel figlio maggiore, Angelo, considerato un po’ il delfino in azienda. Quello che ieri ha preso in mano la situazione, ha consolato le sorelle e il fratello, è rimasto vicino a Letizia e alla mamma Lina. Anche l’altra sera Angelo era con suo padre: seccato perché ieri mattina avrebbe dovuto fare alcuni esami clinici e in testa aveva soltanto la riunione in azienda. Non ha mai avuto paura della malattia: «Nessuno dei suoi giorni era vissuto come fosse l’ultimo, ma era sempre quello precedente al successivo», spiegano i suoi cari. Questo «ragazzo straordinario», come nel necrologio di Lina Sotis, l’altra settimana aveva partecipato a un board in Saras, quasi quattro ore filate di riunione e lui lì, dimagrito e un filo affaticato, ma lucido e attivissimo. Aveva idee, progetti, attenzioni per tutti. L’ultimo viaggio, dopo il funerale di questa mattina, sarà verso le sue vigne e i suoi ragazzi. Come aveva chiesto che fosse.