Corriere della Sera

Visite beffa, il precario (esperto) controlla e l’assunto firma

- Simona Ravizza sravizza@corriere.it

Sono già state soprannomi­nate le visite beffa del Rizzoli di Bologna. Un medico competente, ma senza contratto, supervisio­na le visite. E l’altro, non esperto ma assunto, firma i referti.

L’episodio agita ormai da settimane l’ospedale di Bologna, che più d’ogni altro intreccia la sua storia con quella dell’ortopedia in Italia. I fatti sono ricostruit­i nelle email di protesta dei primari, finora rimaste chiuse nei cassetti: «I pazienti oggi si trovano con prestazion­i specialist­iche firmate da un medico non specializz­ato in chirurgia della mano che ha emesso i referti guidato da un medico esperto La vicenda

● All’istituto Ortopedico Rizzoli di Bologna, per una serie di assenze di medici, si è creata una anomalia che ha coinvolto l’ambulatori­o di chirurgia della mano e il Pronto soccorso ma privo di contratto di lavoro». L’autore della lettera è Cesare Faldini, alla guida della Clinica ortopedica e traumatolo­gica I del Rizzoli nonché prof universita­rio, che denuncia: «La procedura espone a gravi rischi di natura medico legale». Gli fa eco il collega a capo del Pronto soccorso, Marco Nigrisoli, anche lui docente universita­rio: «Sono stati compiuti diversi errori».

Il pomeriggio del 18 dicembre davanti all’ambulatori­o di chirurgia della mano ci sono 14 pazienti da visitare. Ma i medici che di solito eseguono le visite sono a letto con l’influenza. Il direttore sanitario, Luca Bianciardi, viene a conoscenza della situazione la sera prima: siccome nessuno può lavorare sceglie di fare saltare gli appuntamen­ti. Peccato che la comunicazi­one della decisione non arrivi a nessuno: Bianciardi s’affida a un sms che non parte (e lui non se ne accorge). Di qui la fila davanti all’ambulatori­o, con i pazienti in attesa. Il direttore sanitario allora decide di spostare un medico (dei due) di turno al Pronto soccorso, con il rischio di mandare in tilt l’attività di urgenza-emergenza. Ma lui è uno specialist­a ortopedico assunto che può firmare i referti. In ambulatori­o c’è anche un collega esperto in chirurgia della mano, ma che ha un contratto scaduto (in rinnovo da lì a tre settimane). «A un medico è chiesto di abbandonar­e il turno al Pronto soccorso nel quale è impegnato per svolgere le visite insieme allo specialist­a che non può firmare», sintetizza Faldini nell’email inviata alla direzione sanitaria, sottolinea­ndo: «L’ambulatori­o di chirurgia della mano è di natura specialist­ica e richiede una formazione specifica». Il collega Nigrisoli segnala: «Chi lavora in Pronto soccorso sa bene cosa comporta l’assenza di un collega e i relativi rischi in caso di un incrementa­to afflusso di urgenze». La difesa di Bianciardi: «L’sms non è partito. Abbiamo informato la clientela. Al Pronto soccorso non sono stati evidenziat­i problemi». I pazienti, in balia delle circostanz­e, pensano di avere ricevuto le prestazion­i con i soliti standard elevatissi­mi. Il tutto mentre il Pronto soccorso è rimasto sguarnito.

La lettera

Una mail di protesta dei primari ha denunciato il caso alla direzione sanitaria dell’ospedale

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