Visite beffa, il precario (esperto) controlla e l’assunto firma
Sono già state soprannominate le visite beffa del Rizzoli di Bologna. Un medico competente, ma senza contratto, supervisiona le visite. E l’altro, non esperto ma assunto, firma i referti.
L’episodio agita ormai da settimane l’ospedale di Bologna, che più d’ogni altro intreccia la sua storia con quella dell’ortopedia in Italia. I fatti sono ricostruiti nelle email di protesta dei primari, finora rimaste chiuse nei cassetti: «I pazienti oggi si trovano con prestazioni specialistiche firmate da un medico non specializzato in chirurgia della mano che ha emesso i referti guidato da un medico esperto La vicenda
● All’istituto Ortopedico Rizzoli di Bologna, per una serie di assenze di medici, si è creata una anomalia che ha coinvolto l’ambulatorio di chirurgia della mano e il Pronto soccorso ma privo di contratto di lavoro». L’autore della lettera è Cesare Faldini, alla guida della Clinica ortopedica e traumatologica I del Rizzoli nonché prof universitario, che denuncia: «La procedura espone a gravi rischi di natura medico legale». Gli fa eco il collega a capo del Pronto soccorso, Marco Nigrisoli, anche lui docente universitario: «Sono stati compiuti diversi errori».
Il pomeriggio del 18 dicembre davanti all’ambulatorio di chirurgia della mano ci sono 14 pazienti da visitare. Ma i medici che di solito eseguono le visite sono a letto con l’influenza. Il direttore sanitario, Luca Bianciardi, viene a conoscenza della situazione la sera prima: siccome nessuno può lavorare sceglie di fare saltare gli appuntamenti. Peccato che la comunicazione della decisione non arrivi a nessuno: Bianciardi s’affida a un sms che non parte (e lui non se ne accorge). Di qui la fila davanti all’ambulatorio, con i pazienti in attesa. Il direttore sanitario allora decide di spostare un medico (dei due) di turno al Pronto soccorso, con il rischio di mandare in tilt l’attività di urgenza-emergenza. Ma lui è uno specialista ortopedico assunto che può firmare i referti. In ambulatorio c’è anche un collega esperto in chirurgia della mano, ma che ha un contratto scaduto (in rinnovo da lì a tre settimane). «A un medico è chiesto di abbandonare il turno al Pronto soccorso nel quale è impegnato per svolgere le visite insieme allo specialista che non può firmare», sintetizza Faldini nell’email inviata alla direzione sanitaria, sottolineando: «L’ambulatorio di chirurgia della mano è di natura specialistica e richiede una formazione specifica». Il collega Nigrisoli segnala: «Chi lavora in Pronto soccorso sa bene cosa comporta l’assenza di un collega e i relativi rischi in caso di un incrementato afflusso di urgenze». La difesa di Bianciardi: «L’sms non è partito. Abbiamo informato la clientela. Al Pronto soccorso non sono stati evidenziati problemi». I pazienti, in balia delle circostanze, pensano di avere ricevuto le prestazioni con i soliti standard elevatissimi. Il tutto mentre il Pronto soccorso è rimasto sguarnito.
La lettera
Una mail di protesta dei primari ha denunciato il caso alla direzione sanitaria dell’ospedale