«La crescita è solida, più Borsa e bond per le imprese italiane»
Micillo (Imi): piano 2021, crescita dell’8%
«La crescita in Italia? LONDRA Ha importanti caratteristiche strutturali, al di là del numero, +1,5% del Pil, che va inquadrato, visto che mancano gli investimenti pubblici e ci sono pezzi del Paese che producono molto meno». A pochi giorni dalle elezioni, Mauro Micillo, 47 anni, responsabile della divisione corporate & investment Banking (Cib) di Intesa Sanpaolo e ceo di Banca Imi, giudica «positivamente» le prospettive del Paese. «Vedo imprese che già oggi, nei settori trainanti come meccatronica o meccanica di precisione, hanno difficoltà a fare fronte alla domanda. L’italia ha una potenzialità di crescita non ancora realizzata sensibile, sempre che non si verifichino sconquassi geopolitici o una grave instabilità dopo il voto, generata da un governo poco sintonizzato con la politica europea. Ma il mercato quota la probabilità di tale rischio come contenuta». La Cib è uno dei punti di forza del gruppo guidato da Carlo Messina e nel 2017 ha contribuito per il 42% all’utile operativo con 1,6 miliardi di euro, 3,4 miliardi di proventi operativi con costi pari al 29%.
Micillo ha un punto di osservazione privilegiato grazie ai 2.100 clienti sopra i 350 milioni di fatturato — di cui metà esteri — affidati alla Cib. Il 2018 dovrebbe essere un altro anno positivo per le quotazioni: «La faretra per convincere le imprese a quotarsi ha più frecce: per esempio le Spac, delle cui ipo siamo leader di mercato, sono uno strumento rapido di quotazione e per di più di minoranza» che così evita all’imprenditore di perdere il controllo. Resta che alle imprese conviene ancora indebitarsi con le banche anziché emettere bond a tassi più alti: «Vero, ma chi vuole avere una struttura finanziaria equilibrata deve avere anche funding a medio-lungo termine che le banche hanno più difficoltà a fare. Le aziende più smart lo hanno capito e stanno sfruttando la curva di tassi e spread bassi per finanziarsi». Più in generale, continua Micillo, «la regolamentazione spinge verso una finanziarizzazione delle imprese ma bisogna essere innovativi nell’approccio e noi vogliamo servire meglio anche le mid corporate e le pmi, portando ai clienti più interessanti della Banca dei Territori tutti glistrumenti: debito, equity, fusioni/acquisizioni, finanza strutturata, internazionalizzazione grazie alla nostra presenza in 29 Paesi». A fine piano, al 2021, la Cib punta a una crescita di circa l’8% dei ricavi da attività internazionali e dell’8,7% delle commissioni nette all’anno e a essere tra le prime dieci corporate debt house in Europa, rafforzando gli hub di Londra, New York, Dubai e Hong Kong. Ma Banca Imi sarà fusa in Intesa Sanpaolo: «Faremo di tutto per valorizzare il marchio che, con la sua cultura, emergerà come centro di competenza». Italo? «Messina ha chiarito la posizione della banca, che per 12 anni ha supportato una storia di successo. Abbiamo passato momenti complicati, e io ero tra quelli che hanno lavorato alla rimodulazione del debito. Poi è arrivata l’offerta di Gip che i soci hanno ritenuto congrua».
Riequilibrio
Le imprese che vogliono avere una struttura finanziaria equilibrata devono avere un funding a medio-lungo termine