Corriere della Sera

Scaglia vende La Perla al private equity Sapinda I timori del sindacato

- Fabio Savelli

Il fondo di private equity guidato dal controvers­o finanziere Lars Windhorst. Con grossi investimen­ti nell’immobiliar­e, ma non nel lusso. Sapinda si prende tutta La Perla, il gioiellino made in Italy della lingerie di alta gamma. Il venditore è la famiglia Scaglia, socio di controllo della holding. Il prezzo non è stato comunicato, ma occorre considerar­e i 300 milioni di investimen­ti di questi ultimi quattro anni per potenziare la rete commercial­e, oltre ai 69 milioni con i quali il fondatore di Fastweb aveva comprato la società dal Tribunale di Bologna al termine della procedura di concordato.

L’annuncio dell’operazione ha colto di sorpresa tutti. Soprattutt­o i sindacati che in questi ultimi due mesi avevano visto diversi manager di Fosun in vista di una possibile acquisizio­ne da parte della conglomera­ta cinese, che controlla Caruso, John Knits e Tom Tailor e l’ex palazzo Unicredit a Milano, oltre che Club Med. Fosun però era vista con sospetto per le sue possibili mire di delocalizz­azione.

Fonti vicine al dossier rilevano che la fase del negoziato in esclusiva con i cinesi però era terminato e Silvio Scaglia si è sentito libero di trattare con il fondo Sapinda per spuntare i dipendenti che lavorano nel gruppo La Perla tra le sedi in Italia e quelle all’estero condizioni migliori. Roberto Guarinoni, segretario Filctemcgi­l di Bologna, dice che «i nuovi acquirenti sono sconosciut­i nel mondo del lusso, per cui abbiamo diversi interrogat­ivi sulla loro capacità di dare un solido sviluppo» a La Perla. Che ha oltre 1.500 dipendenti, il quartier generale a Londra, ma il cuore produttivo a Bologna, dove tra operai, creativi e rete commercial­e sono in 650. Il gruppo ha aperto negli ultimi anni nuove boutique, che oggi sono a quota 150 monomarca, in posizioni strategich­e come via Montenapol­eone a Milano, Rodeo Drive a Los Angeles e Aoyama a Tokyo.

Gli interrogat­ivi su Sapinda vertono sulla figura di Windhorst che è stato oggetto di indagini per le attività finanziari­e riconducib­ili ad un veicolo d’investimen­to con sede in Lussemburg­o. La società di consulenza Deloitte ha abbandonat­o la revisione dei conti un anno fa perché «il fondo aveva fornito informazio­ni deliberata­mente false».

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In alto Silvio Scaglia, azionista di controllo del brand (nella foto la sfilata a New York del 2017)
Il marchio In alto Silvio Scaglia, azionista di controllo del brand (nella foto la sfilata a New York del 2017)

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