L’occhio di Luigi Ottani sull’umanità in fuga
Una mostra curata da Manuela Gandini alla Galleria San Fedele di Milano e un libro con i testi di Roberta Biagiarelli edito da Piemme
Agenda
● Scappare la guerra è la mostra di Luigi Ottani alla Galleria San Fedele di Milano (fino al 14 marzo)
● Ottani (per le foto) e Roberta Biagiarelli (per i testi) sono autori del volume Dal libro dell’esodo (Piemme, pp. 256, 17,50)
Una donna con l’hijab tiene in braccio un fagottino: è il suo bimbo, beve ancora dal biberon. Davanti a lei un uomo porta un grande sacco: dentro c’è quello che resta della sua casa. Davanti a tutti, una bambina di neanche 10 anni, fragile e coraggiosa. Anche lei ha gli occhi a terra, attenta a dove mettere i piedi: anche lei, come gli altri della sua famiglia, appartiene a un mondo di invisibili, un universo di profughi che tentano di sfuggire dalle bombe della Siria, dall’afghanistan, dall’iraq. Tutti in cammino verso una speranza che si chiama Europa.
Scappare la guerra, a cura di Manuela Gandini, è un drammatico racconto fotografico, in mostra sino al 14 marzo alla Galleria San Fedele a Milano, una potente sequenza di immagini in bianco e nero di Luigi Ottani sugli eventi dell’agosto del 2015: a migliaia avevano sfondato il confine greco-macedone, sfidando nuove violenze, nuovi tormenti, stavolta della polizia e dell’esercito di Skopje. Un nuovo e sofferto viaggio della speranza, una lotta per la sopravvivenza che sembra non finire mai.
Luigi Ottani è testimone di questa terribile epopea di umanità in cerca di salvezza. È un fotoreporter che crede intensamente in una fotografia di impegno civietniche le: ha raccontato la povertà del Sahel, l’eritrea, la vita nei campi profughi Saharawi, il dopoguerra in Bosnia, la prostituzione minorile in Cambogia, lo tsunami in Sri Lanka, il dramma del conflitto israeliano-palestinese, il dopo Chernobyl, le minoranze dello Hunan in Cina, sino al terremoto in Emilia.
Ora, la Galleria San Fedele ospita le intense immagini di questa fuga dalla guerra, frutto di un viaggio condiviso con Roberta Biagiarelli, che da anni si occupa di teatro sociale e che ha portato alla realizzazione di Dal libro dell’esodo (Piemme) con le fotografie, appunto, di Ottani e con le testimonianze raccolte dalla stessa Biagiarelli.
Gli scatti di Ottani, privi di ogni spettacolarizzazione, appaiono carichi di una autentica partecipazione umana: è un reportage intenso, silenzioso, vissuto in prima persona con condivisione e compassione. Ottani ha percorso le vie lungo le quali si sono in- camminati donne e bambini, anche a piedi nudi. Ne ha condiviso le sofferenze, le paure, con loro ha incrociato gli sguardi per poterne narrare la dignità. Le fotografie evocano altre immagini, quelle viste distrattamente nei telegiornali e paradossalmente dissolte nella mente: uno spazio immateriale e senza tempo in cui tutto sembra non avere memoria. Ebbene, la mostra di Ottani offre quel tempo di meditazione necessario per comprendere che l’esistenza dei bambini in cammino verso una vita più dignitosa non ha un valore diverso da quella dei nostri figli. Una fotografia che diventa occhio della nostra coscienza.