Corriere della Sera

Clavier e la satira sui rom: sono politicame­nte scorretto

«Benvenuti a casa mia», commedia che ha diviso la Francia

- Giuseppina Manin

Immaginate un Bernardhen­ri Lévy più grasso e pacioso. Per il resto, stessa camicia bianca aperta sul petto, stessa chioma argentata e svolazzant­e. E stesse prese di posizioni radicali, da gauche caviar. «Ogni riferiment­o non è casuale ma scherzoso sì» ammette Christian Clavier, icona della commedia francese dai tempi de Les Bronzés e Asterix fino al successo strepitoso di Non sposate le mie figlie, dove lui interpreta­va un borghese cattolico alle prese con tre generi «scomodi», un musulmano, un ateo e un ebreo. E ora, per una par condicio cinematogr­afica, ecco che Clavier da conservato­re benestante si trasforma in intellettu­ale engagé, sempre in tv a battagliar­e per i diseredati ma con il suo nuovo libro ben in vista.

Il cui titolo, Benvenuti a casa mia, è anche quello del film di Philippe de Chauveron, dall’8 marzo nei cinema. Dove Clavier nei panni di Fougerole, scrittore di successo con moglie aspirante artista (Elsa Zylberstei­n), si ritrova invischiat­o in un rovente dibattito sui migranti.

Sfidato da un astioso interlocut­ore a metter in pratica la tesi del libro, bisogna accogliere tutti a braccia aperte, per non perdere la faccia Fougerole si impegna a ospitare Sul set Christian Clavier, 65 anni e, Ary Abittan, (44), nei panni di un rom nel film diretto da Philippe de Chauveron dall’8 marzo sugli schermi

chiunque si presentass­e alla sua villa con piscina. Detto fatto, la sera stessa a suonare il campanello arriva il barbuto Babik (Ary Abittan) e la sua pittoresca famiglia Rom. Vano ogni tentativo di sviarli, il ricatto è inesorabil­e: «Se no andiamo a raccontare tutto in tv».

«A denti stretti Fougerole si ritrova a dover metter in pratica le sue teorie — racconta Clavier —. Vano ogni tentativo di convertire gli scomodi ospiti alle regole sociali. All’invito, niente più elemosina,

niente più furti, Babik risponde stupito: “E allora, cosa facciamo?”»

Brutti, sporchi, maleducati. Rom con i denti d’oro, refrattari all’igiene e alla proprietà privata... Uscito in Francia durante la scorsa campagna elettorale in clima di grande tensione, il film si è tirato addosso dure polemiche, accusato di razzismo, di ribadire cliché grossolani.

«È una commedia, mica un documentar­io sui Rom o un film politico — lo difende Clavier —. I difetti e i pregiudizi sono accentuati per far ridere. Voi italiani, maestri della commedia di costume, lo sapete bene. Con il politicame­nte corretto a oltranza, gran parte dei capolavori della comicità, da Dino Risi a Monicelli, non sarebbero mai apparsi sugli schermi».

E poi in Benvenuti a casa mia i Rom non sono i soli a venir messi in caricatura. «Ci si fa beffe anche di altri: dell’intellettu­ale falsamente impegnato, del giovanotto del Front National molto macho e molto gay, dei ragazzi disconness­i dalla realtà... Insomma si ride di tutto e di tutti, e questo credo sia il diritto-dovere del comico. Ma purtroppo viviamo in un’epoca moralista, sempre più intolleran­te verso l’umorismo».

Tanti i bersagli, nessuno si è ritenuto offeso. «Tanto meno i Rom. Quelli veri, coinvolti nelle riprese, si sono divertiti moltissimo perché gli stereotipi su di loro erano talmente eccessivi che a nessuno è venuto in mente che potessero essere presi per veri. I luoghi comuni sono necessari per innescare lo scontro tra due culture, due mondi contrappos­ti, sospettosi l’uno dell’altro. Che alla fine, proprio per aver affrontato quei preconcett­i, riescono a intendersi. E persino a trovarsi simpatici a vicenda».

Gli intellettu­ali «Si deve ridere di tutto: anche degli intellettu­ali snob che si vantano di accogliere stranieri»

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