Quel musical tutto inglese in una formula italiana
Maurizio Colombi, 51 anni, regista e attore: attualmente sono in scena, scritti e diretti la lui, La regina di ghiaccio, Elvis the musical, Gli sposi promessi, Peter Pan. Nel suo curriculum molti altri musical fra cui Rapunzel, La Divina Commedia, Heidi. E, naturalmente, We will rock you, versione italiana, a suo tempo benedetta dai Queen e prodotta da Claudio Trotta (vedi altro articolo).
«Avevo una grande passione per la musica dei Queen — ricorda Colombi —. Con Franco Miseria avevamo preparato un copione intitolato I love you Freddy. Eravamo riusciti anche a trovare uno sponsor. Con una certa ingenuità, andammo a Ginevra a incontrare il manager dei Queen, Jim Beach, al quale esponemmo il progetto e il finanziamento. Lui ci osservò stupito e disse: “Avete il divieto assoluto di portare avanti questo progetto: noi, fra un anno, usciamo con un musical intitolato We Will Rock You con un investimento di 14 milioni di sterline”. Ci fece capire, con gentilezza, che eravamo dei poveracci un po’ velleitari. Però ci aveva presi in simpatia, aveva capito che eravamo preparati ed entusiasti. Per questo forse promise che una eventuale produzione italiana avrebbe avuto me come regista».
Ad aggiudicarsi la produzione italiana fu Claudio Trotta, forte dei rapporti già in essere con la band e Jim Beach. «Ci imposero una formula che era l’esatta riedizione delle versione inglese. Lavorare con Bryan May fu affascinante. Fuori scena era una persona delicata, a volte sembrava sofferente e lacerato. Educatissimo, venne più volte a casa mia. Chiamava per far gli auguri di Natale, disponibile per consiglio e supporto in ogni fase preparatoria».
Cosa andò in scena? «Un concertone dei Queen. Ma mi concessero qualche modifica e io ne approfittai subito intervenendo sia sul copione che sulla scenografia. Ma a vincere era sempre la potenza delle canzoni che mandavano in sollucchero i fan. Molti loro brani sono degli inni da cantare in coro, come We Are The Champion». Che cosa ha imparato dai Queen? «La precisione che hanno gli inglesi nel teatro musicale è pari a quella che abbiamo noi nel mettere in scena l’opera. Nel musical invece scivoliamo verso la commedia dell’arte che tuttavia appartiene alla nostra cultura teatrale».
Cosa le ha lasciato questa edizione di We Will Rock You? «Un cast meraviglioso che ho continuato a usare in tutti i musical successivi».