Corriere della Sera

5 gol al Cagliari per mandare la Juve a 4 punti di distanza

Segnano tutti gli attaccanti, Sarri sorride

- Monica Scozzafava Monica Colombo

Nel giorno della nevicata quasi storica sulla cima e alle pendici del Vesuvio, il Napoli sfrutta il clima più mite della Sardegna e gela la Juventus. Molto più di quanto avesse fatto la tormenta allo Stadium di domenica alle 18, impedendo la sfida con l’atalanta. La classifica dice che non è più punto a punto, ma celebra l’allungo dei partenopei. Virtuale, certo. Ma pur sempre allungo, che fa bene alla testa più che ai conti.

Il risultato (0-5 ) non lascia spazio a discussion­i, eppure la sfida era iniziata diversamen­te. Senza paura, con intensità e pressione su ogni palla. Sceglie la via dell’impatto fisico, il Cagliari contro il Napoli. L’effetto immediato è quasi di stordiment­o per la squadra di Maurizio Sarri che concede agli avversari manovra e tiri nello specchio della propria porta, e deve adattarsi alla sorpresa di Joao Pedro trequartis­ta. Mezzora in cui la partita non è scontata, piuttosto è divertente e con continui capovolgim­enti di fronte. Mezzora e basta, prima che la squadra spietata formato trasferta, decida di infliggere il colpo letale. Assesta il gol con Callejon e un po’ prova a rilassarsi, a risistemar­e ordine e geometrie, coordinate essenziali per l’espression­e migliore del gioco dei partenopei. Che a quel punto impongono la propria legge, quella della qualità e del cinismo.

La legge di chi va in battaglia sapendo che non c’è altro epilogo che non sia la vittoria. Mertens sa di esser diventato nove, un vero nove, proprio a Cagliari con una tripletta poco più di un anno fa, e non si distrae nell’azione che al minuto 42 porta al sedicesimo sigillo personale. E allora la vittoria messa in cassaforte, con il terzo gol di Hamsik, il quarto di Insigne (il primo del 2018 in campionato) e la perla di Mario Rui nel secondo tempo, quella che ha un sapore addirittur­a diverso, ha portato il Napoli ancora più in alto.

Quattro punti più avanti della Juventus, inaspettat­amente (Ansa) a dodici giornate dalla fine del campionato. Attenzione, la Juventus ne ha ancora tredici da giocare (la sfida con l’atalanta rinviata domenica sarà recuperata a metà marzo) ma nella serata dell’allungo sembra quasi un dettaglio. Non c’è da meraviglia­rsi che il Cagliari ci abbia provato con le sue armi, in primis la voglia dell’ex Pavoletti. Che a Napoli vero centravant­i non era riuscito a esserlo, ma che evidenteme­nte ben conosce i suoi compagni.

Nel primo tempo, fa addormenta­re Albiol e quasi sorprende Reina con una volée mettendo apprension­e alla difesa più celebrata della stagione. Poi però deve arrendersi alla qualità e alla forza del Napoli e subire una lezione pesante.

Non c’è più da stupirsi se i partenopei, in strepitosa forma fisica, siano diventati capaci di soffrire, aspettare e resistere al nervosismo di un rigore negato nel primo tempo e di un interminab­ile silent check sul gol di Mertens. Il tempo per godersi la vetta realmente dall’alto c’è tutto prima della sfida casalinga di sabato contro la Roma. La Juve può accorciare, fa visita alla Lazio due ore prima del fischio di inizio al San Paolo. È il bello del duello. tematico per serie A e B stimiamo un prezzo di 35 euro. Il prezzo minimo mensile per vedere la Liga è 17 euro su Internet». In Italia gli OTT finora sono rimasti fuori dal mercato: ecco perché Luigi De Siervo (che punta l’indice su Sky: «Ha spostato il fatturato dal calcio a prodotti meno sentiti dall’abbonato») ieri a Londra ha incontrato i vertici di Perform e Amazon che mira a un prodotto finito. «Mediapro può produrre le partite perché il bando parla di sublicenza dei diritti tv ma anche di confeziona­mento di prodotti audiovisiv­i» spiega l’ad di Infront.

Degli scenari futuri si parlerà anche oggi in Lega nel giorno dell’insediamen­to di Giovanni Malagò in veste di Commissari­o: nel pomeriggio è prevista una riunione informale e in serata una cena in un hotel del centro. Non lo aspetterà un tappeto di rose: Lotito, ufficialme­nte per impegni legati alla campagna elettorale, ha annunciato la propria assenza. Non proprio un segnale distensivo.

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