Di Biagio riparte da Buffon e Balotelli «Traghettatore? Io mi sento il c.t.»
Dall’under 21 alle amichevoli di lusso: «Voglio mettere in difficoltà la federazione»
FIRENZE «Chiamatemi come volete, pure traghettatore, non mi dà fastidio. Io mi sento il c.t.», sorride Gigi Di Biagio, cinquantunesimo allenatore azzurro. Antonio Conte lo ha salvato dall’ira di Carlo Tavecchio dopo che con la Under 21 aveva fallito la qualificazione all’olimpiade di Londra. Gian Piero Ventura, la scorsa estate, lo aveva protetto dalle fibrillazioni federali seguite alla sconfitta con la Repubblica Ceca, durante l’europeo in Polonia. Ora ha l’occasione della vita: due partite alla fine di marzo (23 e 27) contro Argentina e Inghilterra per ribaltare la strategia dei commissari Fabbricini e Costacurta, cioè ingaggiare un allenatore di primo piano, dal solito Mancini, eterno favorito, a Conte, più difficile ma anche più intrigante, sino a Ranieri. «So qual è il mio ruolo. Sono realista, ma anche ambizioso e voglio provare a mettere in difficoltà i vertici della Federazione».
Di Biagio non si illude, ma non si sente di passaggio e fa tutto come se sulla panchina della Nazionale dovesse starci dieci anni. «Ho parlato con i senatori, soprattutto con Buffon. Gigi, per quanto ha dato, non può e non deve finire la carriera con la Svezia. Gli ho chiesto la disponibilità per due-tre partite e me l’ha data. Poi ci sarà tempo e modo per prendere le decisioni giuste»,
dice il neo c.t. Il portiere della Juve non ha ancora deciso se continuerà a giocare un altro anno, ma per lui è già pronta la festa d’addio alla maglia azzurra, il 4 giugno allo Stadium, il suo fortino, contro l’olanda. Chiellini, che aveva
pianto sul prato di San Siro, continuerà l’avventura, come Bonucci.
Ma la BBC andrà in soffitta perché Barzagli ha comunicato a Di Biagio che la sua carriera in Nazionale è arrivata al capolinea. «Quanto a De Rossi per adesso non viene, vedremo più avanti». Fra tre settimane a Coverciano ritroveremo soprattutto Mario Balotelli, 21 reti a Nizza, che con Conte non ha mai giocato (una sola convocazione) e Ventura non ha fatto in tempo a convocare. Di Biagio ha pensato a lui dal momento del suo insediamento: «Non chiudo la porta in faccia a nessuno e non ho preclusioni nei suoi confronti». La sua Italia «sarà un mix tra vecchi e giovani» e dal punto di vista tattico dice di non avere dogmi «anche se la difesa dovrebbe essere a quattro».
Di Biagio spiega qual è la sua prima missione: «Riportare entusiasmo e avere il coraggio di puntare sui ragazzi, prendendo anche dei rischi. Siamo in difficoltà e se l’italia non fosse finita fuori dal Mondiale non sarei qui. Ma per il futuro ho fiducia. Il ricambio c’è, manca l’ultimo step. Contro la Spagna all’europeo Under 21 avevamo la stessa qualità, ma loro molta più esperienza». Il problema è sempre lo stesso: come rilanciare il calcio italiano se il campionato è pieno zeppo di stranieri e lo spazio per i nostri giovani ridotto all’osso. «Servirebbe l’obbligo di qualche italiano in più nelle formazioni titolari e l’ipotesi delle seconde squadre è valida, ma certe decisioni non spettano a me».
Su Buffon Gigi non può e non deve finire la sua carriera con la Svezia Gli ho chiesto di essere disponibile per due-tre partite