Zelig Tv, quando una piccola industria sa produrre risate
Perché Zelig ha deciso di mettersi in proprio? Domenica, sul canale 243 del Dtt, si è illuminata una nuova rete voluta da Bananas Media Company, in collaborazione con Smemoranda. Insomma Gino & Michele hanno finito di girare i pollici, si sono rimessi a sgobbare.
Abbiamo visto una lunga intervista di Giancarlo Bozzo, direttore artistico di Zelig Tv (con la super regia di Gianluca Paladini), al Mago Oronzo (una carrellata dei suoi personaggi), poi un incontro tra Leonardo Manera, il critico d’arte Carlo Vanoni (no ai critici che fanno i guru, gli Sgarbi dei poveri!) e Yuri Chechi, in attesa che il firmamento Zelig si dispieghi nella sua pienezza: Ale e Franz, Amalgama (Basso, Paniate, Cinelli e Betti), Katia Follesa, Flavio Oreglio, Marco Della Noce, Giobbe Covatta, Gioele Dix e molti altri.
Già, ma perché Zelig ha deciso di farsi un canale tutto suo? Zelig è una factory, Gino & Michele e Giancarlo Bozzo hanno messo su una piccola industria coi fiocchi: producono risate e possono contare su un materiale di repertorio non indifferente. In Zelig non è il singolo comico che strappa la risata (succede anche questo), è la bottega che fa spettacolo, è il brand.
Quella bottega e quel marchio che si sono tradotti nello show di Canale 5, ma anche in serate teatrali, in libri, in partecipazioni, in sagre. Ma i comici, si sa, sono come il buon vino, vanno ad annate e Mediaset (è un’ipotesi) ha fatto una scelta di convenienza: non Zelig ma Colorado, la factory di Diego Abatantuono.
Il fatto è che per sopravvivere (per lanciare nuovi comici, per tener vivo il marchio) c’è bisogno di una ribalta televisiva, tanto più oggi che ai monologhi sulle esistenze sfigate, ai tormentoni, agli sketch, alle battute del Nord contro il Sud o viceversa, si va sostituendo il modello della stand up comedy, che presuppone una satira più tagliente, più urticante.