Corriere della Sera

«Da salvare 300 scambi»

- di Enrico Marro

Ingegnere, ci risiamo: basta una nevicata e il sistema va in tilt. Perché?

«Noi ci muoviamo secondo piani di emergenza che prevedono tre livelli, lieve, medio e grave, legati agli allarmi meteo della Protezione civile — risponde Maurizio Gentile, amministra­tore delegato di Rfi, la società delle ferrovie che gestisce la rete —. La nevicata attesa su Roma era debole. Siti meteo qualificat­i stimavano 3 centimetri al suolo con esauriment­o del fenomeno alle 7 di mattina. Su questa base abbiamo oggettivam­ente commesso un errore: non abbiamo ridotto l’offerta di treni, come facciamo nei casi più gravi. In realtà i centimetri di neve sono stati 15 e ha nevicato fino alle 10. Non avendo ridotto il traffico abbiamo avuto treni che non riuscivano a partire da Roma Termini e treni che non riuscivano a entrare, col conseguent­e formarsi di code. In più verso le 11 si è rotto un treno tra Settebagni e Orte, e fino alle 19, quando lo abbiamo tolto da lì, si è andati avanti con un solo binario».

Scusi ma il problema sono state anche le «scaldiglie», che avrebbero dovuto impedire agli scambi di bloccarsi col gelo. Perché non hanno funzionato?

«Non è così, tutte quelle che ci sono hanno funzionato».

E quante sono?

«A Roma Termini ce ne sono 150 su un totale di 300 scambi».

Ma perché le scaldiglie non ci sono su tutti e 300?

«Guardi, prima dell’ultima importante nevicata a Roma, quella del 2012, che fu più pesante di quella di lunedì, a Temini non c’era nemmeno una scaldiglia».

E poi perché ne avete messe solo 150?

«A Roma nevicate di rilievo ce ne sono state storicamen­te poche: le ultime nel 1956, nel 1985, nel 2012. I fatti dell’altro ieri ci devono far capire che fenomeni climatici intensi cominciano a interessar­e anche Roma con più frequenza. E quindi anche la capitale dovrà essere integralme­nte dotata di scaldiglie, come per esempio Milano».

Se ci fossero state 300 scaldiglie non ci sarebbero stati problemi?

«No, fino a una nevicata di 15-20 centimetri no».

Quanto costa mettere altre 150 scaldiglie?

«Non dobbiamo metterle solo a Roma, ma dobbiamo coprire tutto il Lazio. Ci vogliono circa 100 milioni».

Avete deciso voi di fare questo investimen­to o il governo vi ha chiesto di farlo?

«Il governo oggi ci ha chiesto che cosa intendiamo fare per impedire che nella capitale succeda di nuovo quello che è successo l’altro ieri e noi abbiamo proposto di installare le scaldiglie. Il governo ci ha detto di procedere».

Quanto tempo ci vuole?

«Per Termini un anno, per il Lazio un paio d’anni».

Perché così tanto?

«Ogni scaldiglia consuma energia quanto un appartamen­to. In caso di necessità tutte le scaldiglie devono funzionare contempora­neamente. Servono quindi delle linee elettriche supplement­ari».

I 100 milioni li avete o ve li darà il governo?

«Li abbiamo, stanno nel contratto di programma, si tratta solo di usarli prioritari­amente per quest’intervento».

Fatto questo quali zone resteranno a rischio? Glielo chiedo perché c’è anche il caso Napoli.

«Resteranno fuori regioni come Campania, Calabria e Sicilia. Quanto a Napoli, francament­e la neve non era prevista. Anzi, le previsioni meteo indicavano il sole».

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