«Da salvare 300 scambi»
Ingegnere, ci risiamo: basta una nevicata e il sistema va in tilt. Perché?
«Noi ci muoviamo secondo piani di emergenza che prevedono tre livelli, lieve, medio e grave, legati agli allarmi meteo della Protezione civile — risponde Maurizio Gentile, amministratore delegato di Rfi, la società delle ferrovie che gestisce la rete —. La nevicata attesa su Roma era debole. Siti meteo qualificati stimavano 3 centimetri al suolo con esaurimento del fenomeno alle 7 di mattina. Su questa base abbiamo oggettivamente commesso un errore: non abbiamo ridotto l’offerta di treni, come facciamo nei casi più gravi. In realtà i centimetri di neve sono stati 15 e ha nevicato fino alle 10. Non avendo ridotto il traffico abbiamo avuto treni che non riuscivano a partire da Roma Termini e treni che non riuscivano a entrare, col conseguente formarsi di code. In più verso le 11 si è rotto un treno tra Settebagni e Orte, e fino alle 19, quando lo abbiamo tolto da lì, si è andati avanti con un solo binario».
Scusi ma il problema sono state anche le «scaldiglie», che avrebbero dovuto impedire agli scambi di bloccarsi col gelo. Perché non hanno funzionato?
«Non è così, tutte quelle che ci sono hanno funzionato».
E quante sono?
«A Roma Termini ce ne sono 150 su un totale di 300 scambi».
Ma perché le scaldiglie non ci sono su tutti e 300?
«Guardi, prima dell’ultima importante nevicata a Roma, quella del 2012, che fu più pesante di quella di lunedì, a Temini non c’era nemmeno una scaldiglia».
E poi perché ne avete messe solo 150?
«A Roma nevicate di rilievo ce ne sono state storicamente poche: le ultime nel 1956, nel 1985, nel 2012. I fatti dell’altro ieri ci devono far capire che fenomeni climatici intensi cominciano a interessare anche Roma con più frequenza. E quindi anche la capitale dovrà essere integralmente dotata di scaldiglie, come per esempio Milano».
Se ci fossero state 300 scaldiglie non ci sarebbero stati problemi?
«No, fino a una nevicata di 15-20 centimetri no».
Quanto costa mettere altre 150 scaldiglie?
«Non dobbiamo metterle solo a Roma, ma dobbiamo coprire tutto il Lazio. Ci vogliono circa 100 milioni».
Avete deciso voi di fare questo investimento o il governo vi ha chiesto di farlo?
«Il governo oggi ci ha chiesto che cosa intendiamo fare per impedire che nella capitale succeda di nuovo quello che è successo l’altro ieri e noi abbiamo proposto di installare le scaldiglie. Il governo ci ha detto di procedere».
Quanto tempo ci vuole?
«Per Termini un anno, per il Lazio un paio d’anni».
Perché così tanto?
«Ogni scaldiglia consuma energia quanto un appartamento. In caso di necessità tutte le scaldiglie devono funzionare contemporaneamente. Servono quindi delle linee elettriche supplementari».
I 100 milioni li avete o ve li darà il governo?
«Li abbiamo, stanno nel contratto di programma, si tratta solo di usarli prioritariamente per quest’intervento».
Fatto questo quali zone resteranno a rischio? Glielo chiedo perché c’è anche il caso Napoli.
«Resteranno fuori regioni come Campania, Calabria e Sicilia. Quanto a Napoli, francamente la neve non era prevista. Anzi, le previsioni meteo indicavano il sole».