Corriere della Sera

In un mese sparate in Rete 128 fake news

Post su aiuti ai migranti e deputati assenti. In 600 scrivono al commissari­ato online

- di Fiorenza Sarzanini

I l post sull’arma dei carabinier­i che si scioglie, quello indignato per i benefici agli immigrati e ancora quello sui deputati che votano per i colleghi assenteist­i. L’ultimo, di ieri sera, è il sondaggio sullo Ius soli promosso dal ministero dell’interno in cambio di denaro. Sono 128, in un mese, le fake news sparate in Rete nel tentativo di condiziona­re il voto e trattate dalla Polizia postale. E sono oltre 600 i messaggi dei cittadini al commissari­ato online.

C’è il post indignato per i benefici concessi ai migranti e quello sui deputati che votano per i colleghi assenteist­i, ma anche l’annuncio dello scioglimen­to dell’arma dei carabinier­i. In poco più di un mese sono 130 le fake news trattate dalla polizia postale — più di tre al giorno — , decine quelle «sparate» nel tentativo di condiziona­re il voto alle Politiche. All’appello del capo della polizia Franco Gabrielli, che il 18 gennaio aveva presentato il «red button» chiedendo ai cittadini di segnalare le false notizie veicolate sul web, hanno risposto in tanti. Oltre 600 messaggi sono arrivati al commissari­ato online.

Il sondaggio Ius soli

L’ultimo è stato registrato ieri sera: mail del ministero dell’interno che invita i cittadini a partecipar­e a a un sondaggio sullo Ius Soli in cambio di premi in denaro. In realtà sono «malware» per infettare i computer e rubare i dati personali, trasmessi da due account promo@aldaniti.net e info@ds.diarioaffa­ri.it. Ecco perché, in vista del voto di domenica, sul sito del Dipartimen­to di polizia sono state ribadite alcune regole fondamenta­li per evitare di avvelenare ulteriorme­nte il clima: «Di fronte alla diffusione “virale” delle notizie è sempre importante: in caso di titolo particolar­mente sensaziona­le, leggere bene il contenuto dell’articolo che potrebbe non corrispond­ere per usare il titolo come “acchiappa clic”; verificare l’effettiva datazione della notizia e se l’indirizzo (Url) corrispond­e al reale indirizzo web del giornale/quotidiano. Se si è accertato che la notizia è falsa non divulgarla ulteriorme­nte».

Il voto all’estero

Il 17 febbraio sui social rimbalza «la notizia secondo la quale le schede elettorali inviate agli italiani residenti all’estero sono prive dei simboli dei partiti di centrodest­ra». Non è vero ma in poche ore monta la protesta: «Sono tutti da arrestare». Quattro giorni dopo tocca al Pd. Il tam tam via Internet assicura che «un cittadino italiano residente ad Edimburgo, e quindi regolarmen­te iscritto all’aire (l’anagrafe degli italiani residenti all’estero), ha ricevuto un plico contenente oltre alle schede elettorali anche dei volantini di propaganda politica». Una simile procedura è vietata dalla legge, i consolati di Charleroi, in Belgio, e di Londra smentiscon­o specifican­do di essere «i titolari della distribuzi­one delle schede» e chiarendo che i plichi arrivano a destinazio­ne sigillati, ma tanto basta per far montare la polemica sul voto estero truccato.

I benefici

Le notizie che riguardano gli stranieri, meglio se irregolari, hanno una veicolazio­ne da record. E così il 3 febbraio appare su decine di siti l’annuncio che «l’agenzia delle Dogane e dei Monopoli, in Liguria, ha indetto un bando di concorso per l’apertura di una tabaccheri­a a Ventimigli­a, con prerequisi­ti che favoriscon­o gli immigrati/profughi rispetto ai cittadini italiani». E il 6 febbraio, mentre il dibattito politico è tutto centrato su quanto accaduto a Macerata, viene diffusa la notizia che «Don Biancalani, parroco di un paese in provincia di Pistoia e noto per il suo impegno in favore dei migranti, ringrazia Allah per gli stranieri e prova amore per il presunto assassino della giovane Pamela Mastropiet­ro». È l’ennesima fake news, ma qualcuno ancora crede che sia vera. L’appello

● Il 18 gennaio scorso il capo della polizia Franco Gabrielli ha lanciato un appello ai cittadini perché segnalino le false notizie che circolano sul web. In poco più di un mese sono arrivate 600 segnalazio­ni

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