Corriere della Sera

«Iniziativa politica, senza valore istituzion­ale»

- Dino Martirano

ROMA «Distinguer­ei tra atti formali e mere iniziative politiche che verranno giudicate dagli elettori...». Così il professore Massimo Luciani cita l’articolo 92 della Costituzio­ne, quello inerente la nomina dei ministri da parte del presidente della Repubblica, per far comprender­e che la «lista» inviata da Luigi Di Maio al Quirinale con i possibili componenti del nuovo governo «non ha alcun valore giuridico». Iniziativa irrituale?

«È una iniziativa politica alla quale non darei molta importanza istituzion­ale. E poi, anche se avesse la maggioranz­a assoluta, nessun partito potrebbe imporre i nomi dei componenti del governo al capo dello Stato. Il presidente Scalfaro ritenne di non nominare Previti al ministero della Giustizia come era stato chiesto da Berlusconi».

Di Maio aveva chiesto un colloquio con il presidente Mattarella ma è stato ricevuto dal segretario generale Zampetti.

«Non ritengo che questa iniziativa possa mettere in imbarazzo il presidente. Che opportunam­ente, alla vigilia delle elezioni, ha ritenuto di

non doversi confrontar­e con il rappresent­ante di un partito». Di Maio ha parlato di «gesto di cortesia istituzion­ale»

«I giochi per il governo si aprono dopo le elezioni in un contesto formale regolato dalla cornice prevista dall’articolo 92. Per arrivare alla nomina dei ministri bisogna passare da parecchie stazioni: il voto, le consultazi­oni, l’incarico, l’individuaz­ione di una maggioranz­a, la proposta dei nomi dei ministri e l’interlocuz­ione con il capo dello Stato, che non è un semplice passacarte. Se quello del presidente

fosse un ruolo notarile, Scalfaro non avrebbe potuto far spostare Previti dalla Giustizia alla Difesa». Il silenzio del Quirinale è eloquente, in questa fase?

«Alla vigilia delle elezioni il presidente, che pure è elemento importante del funzioname­nto del sistema politico, oltre che di quello istituzion­ale, si deve fare da parte perché è il rappresent­ante dell’unità nazionale. Ed è evidente che non si deve pretendere da lui un comportame­nto diverso da quello che ha tenuto».

d Anche con la maggioranz­a assoluta nessun partito potrebbe imporre i nomi al Quirinale

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