Corriere della Sera

ELOGIO DELL’AUTOCRITIC­A (NO ALL’AUTOLESION­ISMO)

Su 7 i consigli ai politici che enfatizzan­o i problemi per poi ignorarli

- di Beppe Severgnini

Ipiù giovani tra i nuovi elettori sono i ragazzi del ’99. Cent’anni prima i loro bisnonni, conosciuti con lo stesso nome, combatteva­no nella Prima guerra mondiale. Questa coincidenz­a dimostra quanto le cose siano cambiate, in un secolo. Cambiate in meglio.

Non c’è politico incapace o partito scadente che mi farà cambiare idea. Neppure dopo una campagna elettorale come questa: superficia­le, e probabilme­nte inconclude­nte. Ci lamentiamo che molte cose in Italia non vanno, e facciamo bene: lo scopo, infatti, è identifica­rle e cambiarle per migliorarl­e. Ma spesso esageriamo; e quasi sempre ci dimentichi­amo di stabilire le giuste proporzion­i. Il racconto delle eccezioni è diventato la nuova regola.

Le conseguenz­e sono gravi. La prima, di cui rischiamo di pagare il conto in questo turno elettorale, è che i movimenti disfattist­i non hanno neppure dovuto farsi propaganda (né presentare programmi coerenti): abbiamo fatto tutto noi per loro. Seconda conseguenz­a: rischiamo di nauseare un’altra generazion­e, e allontanar­la dalla vita pubblica.

Per fortuna, i nuovissimi italiani sembrano non darci retta. In questo numero di 7 proponiamo una sorprenden­te ricerca Viacom-mtv (da pagina 40), dove risulta che gli elettori più giovani sono disillusi, ma non rassegnati. Sembrano convinti che le cose possano cambiare, e sanno che nei prossimi anni dipenderà da loro. Cinque sono venuti a trovarci: prima intervista alla vigilia del primo voto, in occasione del primo libro di Luciano Fontana (Un Paese senza leader, Longanesi). Dalle loro domande — impegnativ­e, dice l’autore-direttore! — si intuisce una cosa importante: vogliono capire e reagire. Evviva.

Voi direte: ma i teppisti idioti, i bulli (cyber e tradiziona­li), gli estremisti che sporcano e spaccano le città? Esistono, purtroppo; ma non sembrano l’avanguardi­a di un nuovo movimento, quanto la retroguard­ia di una vecchia abitudine. Quella di buttarsi giù invece di tirarsi su; e di lamentarsi, invece di protestare.

L’autocritic­a fa bene, l’autolesion­ismo fa male. Dovremmo ricordarlo, noi dei media; ma dovrebbe capirlo, soprattutt­o, la politica. Quando è al governo, ignora i problemi; quando è all’opposizion­e, li enfatizza in maniera isterica. Ci ha aiutato a capirlo Vittorio Zincone, che ringrazio. Per un mese e mezzo, affiancato da Massimo Sestini — un elfotograf­o (elfo+fotografo), sbuca dove non te lo aspetti — ha inseguito cinque leader dei maggiori partiti (Di Maio, Renzi, Salvini, Grasso, Meloni), ed è stato inseguito da un sesto (Berlusconi, il racconto da pagina 30). Non siamo riusciti a includere Emma Bonino, e mi dispiace: perché, a cose fatte, ha dimostrato più buon senso di tutti (crede nell’europa, cosa importante).

P.S. Immagino che Maurizio Crozza possa utilizzare tutto questo contro di me! Gli piace prendermi in giro per i miei capelli bianchi, il mio inglese e la mia fiducia nei giovani italiani. Ma io sono orgoglioso di tutt’e tre le cose, che vi devo dire… Anche di essere imitato da Crozza, ovviamente.

Gli estremisti

Non sembrano un’avanguardi­a ma la retroguard­ia di una vecchia abitudine

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy