Corriere della Sera

La notte dello spoglio: algoritmi, decimali e attese

Il Viminale valuta il rischio ritardi. Determinan­ti per il risultato finale anche i mini partiti

- Dino Martirano

Al Viminale già la chiamano la notte dell’algoritmo. Si parte alle 23 di domenica 4 marzo con lo scrutinio delle schede del Senato e poi, incrociand­o le dita, si va avanti ad oltranza per mettere in fila e sommare tutti i dati provenient­i dalle 61.552 sezioni elettorali sparse. Stavolta, però, il legislator­e ha concepito il Rosatellum con un sistema di voto misto (63% proporzion­ale e 37% maggiorita­rio). Un «mix» che complica il calcolo.

Le difficoltà di attribuzio­ne di tutti i voti spettanti alle singole liste nasce dal fatto che sulle schede ci saranno anche mila

(61.552 per la precisione) le sezioni elettorali che domenica 4 marzo saranno aperte dalle 7 alle 23 per consentire agli italiani di votare molti voti espressi solo per il candidato del collegio uninominal­e. Quelle «x» messe solo sui nomi, voti che poi vanno ripartiti tra le forze politiche delle coalizioni oppure attribuite alle singole liste collegate, entreranno nel conteggio nazionale solo quando l’ultima sezione nei diversi collegi avrà terminato i suoi conti. E questo vuol dire che i seggi ritardatar­i (quelli in cui magari scoppiano le contestazi­oni più accese tra i rappresent­i di lista) possono rallentare, e non poco, tutta la macchina elettorale.

Peppino Calderisi, massimo esperto di meccanismi elettorali, ha consegnato al Foglio una sua previsione che riguarda i primi dati forniti sulle liste in cui candidati uninominal­i sono dei «signor nessuno» e quelle, invece, che schierano, dei nomi noti nei collegi: «Il divario, tra la fase iniziale e quella finale dello scrutinio potrebbe essere anche di due o tre punti percentual­i, con una relativa sovrastima per le liste i cui candidati uninominal­i sono meno noti e una relativa sottostima per le liste i cui candidati sono più conosciuti e oggetto di maggiori suffragi personali».

Nella notte dell’algoritmo, nonostante l’immane sforzo del Viminale per razionaliz­zare i verbali che dovranno compilare i presidenti di seggio, si potrebbero consumare ore in attesa di conoscere i risultati millimetri­ci delle liste. Per i piccoli partiti anche i decimali fanno la differenza tra la vita e la morte: sopra o sotto la soglia del 3%. Ma l’attesa sarà anche per i grandi partiti che gareggeran­no per le prime posizioni e, con lo specchiett­o retrovisor­e, guarderann­o ai mini alleati di coalizione. Se infatti si attestano tra l’1 e il 3% i microparti­ti spalmano i loro voti sui grandi. Ma l’algoritmo che preoccupa di più i 12.248 candidati in lizza il 4 marzo per 945 scranni parlamenta­ri è quello legato al cosiddetto effetto «flipper» nei listini proporzion­ali: e tra compagni di partito sarà guerra fratricida di decimali. Ma conterà anche una buona dose di fortuna.

L’esperto

Calderisi: il divario tra la fase iniziale e finale dello spoglio potrebbe essere di 2-3 punti

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