Il saluto di Milano a Gian Marco Moratti
Il funerale del petroliere. «Un grande imprenditore e un animo nobile». La sepoltura a San Patrignano
La «sua» Milano c’era, ieri mattina, a congedarsi dal capitano d’impresa, e ci stava tutta sotto la cupola alta quasi 37 metri e larga 32 della Basilica di San Carlo al Corso, a due passi da piazza San Babila. Nessuno è rimasto fuori al freddo. Ma per la sua grande famiglia allargata, lo spazio non sarebbe mai potuto bastare. Milletrecento ragazzi hanno dunque aspettato Gian Marco Moratti, il loro «capitano coraggioso», a San Patrignano, la comunità di recupero fondata da Vincenzo Muccioli a Coriano, vicino a Rimini, dove il petroliere discreto aveva stabilito la sua vita affettiva e la sua dimora definitiva.
L’ultimo viaggio non è stato facile, ostacolato dalla neve: l’aereo privato non è potuto decollare e il corteo di auto si è messo in marcia lungo l’autostrada, solo nominalmente del Sole. Tutto era pronto, al
d Sarai in Paradiso a fianco dell’arcangelo Gabriele, intanto qui sulla terra c’è un piccolo Gian Marco che inizia a giocare a calcio Il figlio Angelo
cimitero innevato dove riposano i ragazzi che, nonostante tutto, non ce l’hanno fatta: per sé, Moratti si è riservato un loculo qualunque in mezzo a loro, orfani delle spoglie di Muccioli che la vedova e il figlio Andrea hanno trasferito cinque anni fa a Rimini. Nell’auditorium, davanti alla bara coperta di rose rosse, scorrevano sul maxischermo le immagini di una storia di famiglia: Gian Marco e Letizia, poco più che trentenni a «Sanpa», la coppia assieme a Muccioli o in mezzo ai giovani, gli incontri ufficiali e quelli informali.
Il coro della comunità ha intonato l’halleluja di Leonard Cohen, don Fiorenzo Baldacci ha celebrato la messa, come a Natale, quando i Moratti sono arrivati, puntualmente, per la cena della Vigilia. Forse Moratti immaginava già che potesse essere l’ultima. Ma anche di aver creato le basi della continuità, grazie a Letizia e ai complici di sempre, il presidente della Fondazione, Carlo Clavarino, e Chiara Beria d’argentine, co-fondatrice del Giornale di San Patrignano.
Angelo, il figlio maggiore, nato dal primo matrimonio dell’industriale con Lina Sotis, è salito sull’altare nella chiesa di San Carlo, al mattino, per ringraziare Letizia «che risolveva e risolve sempre tutto», e per ricordare le passioni del padre, «il petrolio, la vela, la caccia, il karatè e il calcio», condivise con buona parte della platea in ascolto: Marco Tronchetti Provera, ad di Pirelli, e la moglie Afef, l’ex amministratore delegato dell’eni e dell’enel, Paolo Scaroni, il presidente di Rcs, Urbano Cairo, l’ex presidente dell’inter, Ernesto Pellegrini, gli ex calciatori Marco Branca, Ivan Ramiro Cordoba, Esteban Cambiasso e una delegazione della Primavera nerazzurra con l’allenatore Stefano Vecchi, Lapo Elkann, il più ricercato dai fotografi, il presidente del Coni, Giovanni Malagò, Diana Bracco, Paolo Berlusconi, l’ex ad di Unicredit Federico Ghizzoni. La Milano della politica: il sindaco Giuseppe Sala, il governatore della Regione Lombardia, Roberto Maroni, l’ex ministra Mariastella Gelmini. Presenti, di persona o con una corona di fiori, gli amici di gioventù e dello spettacolo: Renato Pozzetto, Lella Costa, Teo Teocoli, Pippo Baudo.
A Gian Marco Moratti sarebbe piaciuto vedere la moglie Letizia, il fratello Massimo e gli altri famigliari fermarsi sul sagrato per stringere la mano a tutti.
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Un grande uomo che ha fatto la storia dell’imprenditoria ma anche della generosità con San Patrignano Sono commosso, era un amico Ernesto Pellegrini