Qual è l’ora per la pappa
Una convinzione — o una speranza — che hanno molti: i bambini piccoli lasciati liberi di mangiare quello che vogliono sono in grado di autoregolarsi. E negli anni questa opinione ha trovato molte conferme in diverse ricerche pubblicate su autorevoli riviste scientifiche. Ebbene, ora uno studio condotto in Nuova Zelanda sembra contraddire questa convinzione: lasciare che i piccoli mangino a ruota ibera rischia di farli ingrassare. Altro che autoregolamentazione. Insomma, l’alimentazione complementare (lo svezzamento come si diceva una volta ) «a richiesta», lasciando il piccolo libero di scegliere qualità e quantità dei cibi, scegliendo tra quello che mangiano i genitori — evitandogli proposte inappropriate — servirà a rafforzarne l’autonomia, ma non a garantire un peso corretto come si era finora ritenuto.
Nella ricerca dei neozelandesi è stato coinvolto un gruppo di circa 200 donne incinte, tutte con le stesse caratteristiche di accudimento dei piccoli. Il gruppo è stato diviso in due e solo a metà delle future mamme sono stati proposti durante la gravidanza e per i primi 9 mesi del bambino incontri con esperti che le incoraggiavano a proseguire l’allattamento al seno quanto più possibile, a ritardare l’introduzione dei cibi solidi fino ai 6 mesi e a imparare a «leggere» il senso di fame e i segnali di pienezza nei loro bambini.
Le mamme sono state seguite nel tempo, verificando la crescita dei neonati. Da notare che i medici durante gli incontri non sapevano a quale delle «due metà» del gruppo originario di mamme stessero parlando. Al termine dei due anni di controlli si è visto che più del 10% dei bambini che avevano seguito il modello di alimentazione «libera» era in sovrappeso. E il sovrappeso da piccoli aumenta il rischio di esserlo anche da grandi.
Commenta Gianni Bona, pediatra, docente all’università del Piemonte Orientale di Novara: «Certo, misurare il peso dice qualcosa di molto importante per la salute futura, ma non è l’unico criterio per giudicare la validità di una dieta. Detto questo, molti anni fa le teorie erano più rigide. Anche se trovo interessante l’autosvezzamento perché ha il merito di rendere più indipendenti i piccoli e di avvicinarli al cibo in modo rilassato, non sarei del tutto tranquillo consigliandolo. Nel tempo noi abbiamo perso, almeno in parte, la regolazione del senso di sazietà». La fame ha un regolatore a livello centrale nell’ipotalamo che è influenzato da un ormone: la grelina. «Quando l’uomo era cacciatore o agricoltore — continua — la grelina lo avvisava per tempo che era ora di interrompere le fatiche e di mangiare. Ora pare che questo ormone non venga più bloccato dall’introduzione di cibo o meglio che noi siamo diventati “resistenti” alla leptina, l’ormone della sazietà. I bambini potrebbero soffrire di questa mancanza di regolazione perché viene loro trasmessa dalle madri. Quindi non giurerei tanto sulla capacità di autolimitarsi».
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