Ora più prestiti come in banca
«Non chiuderemo più gli sportelli periferici, quelli nei comuni con meno di 5 mila abitanti», ha detto ieri alla presentazione del piano 2018-2022 Matteo Del Fante, amministratore delegato di Poste Italiane. Dietro la marcia indietro del gruppo controllato da Cdp (che fa capo al Tesoro) c’è una strategia precisa: far diventare i 12.800 uffici postali (visto che già ci sono) «un valore aggiunto». Con «l’allargamento progressivo dei prodotti». E quale modo migliore che vendere allo sportello sempre più prestiti, oltre agli altri prodotti finanziari? L’obiettivo è quasi triplicarli in cinque anni. «Passeremo da 2,6 miliardi di euro di erogazioni del 2017 a 6 miliardi entro la fine del piano, per conto terzi», ha detto Del Fante. Che ha aggiunto: «Anche con nuovi partner». Si può prevedere quindi che a Deutsche Bank, Compass e Findomestic, ai quali il gruppo si appoggia oggi per erogare prestiti contando sui suoi 34 milioni di clienti, si aggiungeranno altri alleati. Del Fante respinge l’idea delle Poste come «spina nel fianco» del sistema bancario e punterà dunque sulle alleanze. Una rivalità morbida. E una scelta inevitabile, visto che per concedere credito serve un’ autorizzazione della Banca d’italia. Ma per le banche tradizionali è una rassicurazione relativa, visto che Poste con la sua rete di sportelli è di fatto la «banca italiana» più estesa. E ora si prepara anche a sferrare l’attacco sul borsellino elettronico come le fintech. L’altra bestia nera delle banche.