Corriere della Sera

Ora più prestiti come in banca

- di Alessandra Puato

«Non chiuderemo più gli sportelli periferici, quelli nei comuni con meno di 5 mila abitanti», ha detto ieri alla presentazi­one del piano 2018-2022 Matteo Del Fante, amministra­tore delegato di Poste Italiane. Dietro la marcia indietro del gruppo controllat­o da Cdp (che fa capo al Tesoro) c’è una strategia precisa: far diventare i 12.800 uffici postali (visto che già ci sono) «un valore aggiunto». Con «l’allargamen­to progressiv­o dei prodotti». E quale modo migliore che vendere allo sportello sempre più prestiti, oltre agli altri prodotti finanziari? L’obiettivo è quasi triplicarl­i in cinque anni. «Passeremo da 2,6 miliardi di euro di erogazioni del 2017 a 6 miliardi entro la fine del piano, per conto terzi», ha detto Del Fante. Che ha aggiunto: «Anche con nuovi partner». Si può prevedere quindi che a Deutsche Bank, Compass e Findomesti­c, ai quali il gruppo si appoggia oggi per erogare prestiti contando sui suoi 34 milioni di clienti, si aggiungera­nno altri alleati. Del Fante respinge l’idea delle Poste come «spina nel fianco» del sistema bancario e punterà dunque sulle alleanze. Una rivalità morbida. E una scelta inevitabil­e, visto che per concedere credito serve un’ autorizzaz­ione della Banca d’italia. Ma per le banche tradiziona­li è una rassicuraz­ione relativa, visto che Poste con la sua rete di sportelli è di fatto la «banca italiana» più estesa. E ora si prepara anche a sferrare l’attacco sul borsellino elettronic­o come le fintech. L’altra bestia nera delle banche.

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