Francia e futuro E il Salone ospiterà Müller e Limonov
Presentata l’edizione 2018
TORINO Si comincia con una premessa: il Salone nazionale dell’editoria è quello di Torino e l’edizione 2019 «è una certezza, non una possibilità». Massimo Bray, presidente della «Cabina di regia», presenta il Salone del libro di Torino 2018 (dal 10 al 14 maggio) ma già mette un’ipoteca sul prossimo anno, proponendosi come garante. Lo fa rivendicando, rispetto alla spaccatura che ha visto la nascita a Milano di Tempo di Libri, un «primo grande successo»: aver riportato al Lingotto i grandi editori che avevano disertato a favore dell’evento meneghino (al Salone farà il suo debutto anche la neonata Solferino, casa editrice con cui Urbano Cairo riporta Rcs nel settore libri).
Nonostante le difficoltà (la Fondazione per il libro è stata sciolta, il liquidatore sta procedendo, dell’annunciata newco che dovrebbe sostituirla nulla si sa al momento), ieri al Museo del Cinema di Torino, dove sono state presentate le prime novità del 2018, si respiravano energia e positività. Grazie al lavoro della squadra, pur in condizioni difficili, e alle doti (anche comunicative) del direttore Nicola Lagioia che, insieme alla conferma di molti format delle edizioni precedenti, ha lanciato il tema: «Un giorno, tutto questo», illustrato nel manifesto di Manuele Fior. Un modo per immaginarsi il futuro declinato attraverso cinque domande intorno alle quali ruoterà il programma: Chi voglio essere? Perché mi serve un nemico? A chi appartiene il mondo? Dove mi portano spiritualità e scienza? Che cosa voglio dall’arte: libertà o rivoluzione? Quesiti che Eduard Limonov e Sandro Teti sono stati
inviati a numerosi intellettuali contemporanei chiamati a rispondere attraverso testi, immagini, audio o video. A 50 anni dal Maggio 1968, la Francia, culla della tradizione e laboratorio culturale, sarà il Paese ospite e porterà un nutrito drappello di autori tra cui Antoine Volodine ed Edgar Morin. Lagioia snocciola con orgoglio i primi grandi nomi di un programma ancora in via di definizione ma che già si presenta ricco. La premio Nobel Herta Müller, a cui va il Premio Mondello internazionale (scelta dal giudice monocratico Andrea Bajani); i cinque finalisti del Premio Strega europeo (il vincitore verrà proclamato durante il Salone); lo spagnolo Javier Cercas che terrà la lezione magistrale d’apertura. E poi Fernando Aramburu, Paco Ignacio Taibo II, Alicia Gimenéz Bartlett, Almudena Grandes, Joël Dicker, Alice Sebold, che nel 2002 esordì con Amabili resti, grandissimo successo editoriale, e il messicano Guillermo Arriaga. Paolo Giordano presenterà il suo nuovo libro, Divorare il cielo, in uscita l’8 maggio da Einaudi, con Manuel Agnelli, mentre Niccolò Ammaniti parlerà della serie tv da lui firmata per Sky, Il miracolo.
Il Salone porterà avanti il progetto sul tema delle migrazioni, «La frontiera», pensato e voluto da Alessandro Leogrande, morto in novembre. Lagioia annuncia che ci saranno «almeno 9 premi Oscar» tra cui Giuseppe Tornatore (che pubblicherà con Sellerio il primo romanzo) e Bernardo Bertolucci, grande maestro che si confronterà con Luca Guadagnino. Esce dalla Russia per la prima volta dopo 23 anni Eduard Limonov, discusso intellettuale dissidente a cui Emmanuel Carrère ha dedicato uno dei suoi libri più apprezzati: lo porta l’editore Sandro Teti che il 3 maggio pubblicherà il suo libro, Zona industriale. A riprova, ha mandato a Lagioia una foto che li ritrae insieme.