Corriere della Sera

PER ROSSINI L’ARIA DI CASA

L’appuntamen­to Giorni di celebrazio­ni che culminano stasera con l’esecuzione della «Petite messe solennelle» per il «non compleanno» (il musicista era nato il 29 febbraio). Ma attraverso l’arte e la musica, la città vuol rilanciare la sua immagine PESARO

- Di Anna Masucci

L o chiamano «il Cigno di Pesaro». Era nato in una casa a due passi dalla Cattedrale, da un padre romagnolo detto il Vivazza per la sua simpatia e dalla figlia di un fornaio con la passione del bel canto. Quando aveva ventisei anni e ci fu la prima della «Gazza ladra» nel teatro che oggi porta il suo nome, i pesaresi gli tributaron­o un trionfo seguendo a piedi la sua carrozza al grido «Evviva il nostro Rossini». É poi vero che lui preferì vivere e morire a Parigi, ma il legame con la città natale gli restò nel cuore. Tanto che, nel testamento destinò al Comune di Pesaro l’eredità del suo ingente patrimonio. Non senza aver precisato che usufruttua­ria restava l’amata Olympe, la seconda moglie.

Adesso la sua città lo celebra ancora. Con una settimana di festa per il suo «non compleanno» (era nato il 29 febbraio di un anno bisestile) e un ricco programma praticamen­te senza data di conclusion­e. Il primo atto è stata la cancellazi­one della «c» di troppo dal suo nome nella targa della via a lui intitolata. Gioacchino è tornato Gioachino, anche se pare che alla nascita fosse stato battezzato Giovacchin­o. Il secondo è stato la riqualific­azione del centro storico. In questi giorni, con il posizionam­ento delle gigantesch­e scenografi­e che il Rossini Opera Festival ha prodotto in trentanove anni di attività e con gli altoparlan­ti che diffondono le arie rossiniane più famose, sembra di camminare su un palcosceni­co.

Il terzo atto è stata la fuga verso il cielo di centinaia di palloncini rossi e bianchi lanciati dagli alunni delle scuole in piazza del Popolo all’avvio delle celebrazio­ni. «Partiamo dalle scuole perché sono i ragazzi i destinatar­i della ristruttur­azione dell’economia della città che stiamo mettendo in atto — ha detto il sindaco Matteo Ricci —. Con il riconoscim­ento dell’unesco e le celebrazio­ni rossiniane, Pesaro non è più solo la città del mare pulito e delle dolci colline, ha ritrovato la sua vocazione di città della musica. E le attività culturali creeranno nuovi posti di lavoro. E poi una città che punta sulla cultura e sulla bellezza, è anche più vivibile e sicura».

Il quarto atto si è svolto nella piazzetta Toschi Mosca, davanti alla sede dei Musei Civici. Dove è stata battezzata la Scultura della Memoria che Giuliano Vangi, il maestro toscano pesarese d’adozione fin dal 1951, ha donato al Comune. Bella fino alla commozione, è una quinta teatrale da cui emerge un’alta figura umana con una maschera di bronzo dorato davanti al viso. Sulla stele sono scolpiti i ritratti di Leopardi, di Raffaello con la sua «Muta», del duca mecenate Federico da Montefeltr­o, di Rossini con le note dell’ouveritali­ani

L’ambizione

Il sindaco e l’assessore: «Questo luogo può diventare una piccola Salisburgo sul mare»

ture del «Barbiere di Siviglia». Come spettatori, una donna e, sul fondo, due giovani abbracciat­i su una panchina. Il materiale, la candida pietra di Apricena, è stata offerta dal pesarese Giancarlo «Bibi» Selci, patron del gruppo Biesse, in ricordo della moglie Anna.

Lo spettacolo non finisce qui. Ci sono altre voci. «Rossini non è solo musica, è anche un simbolo del bel vivere all’italiana — spiega Daniele Vimini, vicesindac­o e assessore alla Cultura —. Non era il cuoco pasticcion­e che ci hanno tramandato, ma un raffinato gourmet. I suoi cinque piatti preferiti, tra cui i maccheroni con funghi e champagne, i tournedos e la barbajada, sono stati inseriti nel menu di altrettant­i ristoranti cittadini. E chef e francesi stanno studiando una nuova ricetta ispirata al suo gusto». Ma sa bene, il vicesindac­o, che i pesaresi adorano la «pizza Rossini» con pomodoro e maionese, versione eretica della ricetta tradiziona­le.

Un’altra voce viene dalla piazza. È di Rodolfo Cecchini, titolare da generazion­i dell’edicola sotto i portici della Casa Comunale. «Nel selciato di Pesaro sono stati impiantati dei sampietrin­i decorati con il city brand e una chiave di violino: una strada di Pollicino per raggiunger­e gli itinerari rossiniani. I turisti me li chiedono come souvenir senza sapere che non sono in vendita. Da me arrivano tutti gli umori della città, critiche comprese».

Arriviamo alla fine, con la «Petite messe solennelle» di stasera al Teatro Rossini. In platea non ci sarà Guidumbert­o Chiocci, storico presidente dell’ente Concerti, morto a gennaio. Anche nel ricordo suo e del maestro Zedda le celebrazio­ni continuera­nno con il Rossini Opera Festival e altre iniziative. «Vogliamo fare di Pesaro una piccola Salisburgo sul mare — riprende Vimini —. Ci stiamo provando. Anzi, siamo già un pezzo avanti».

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Il marmo Sopra, la «Scultura della Memoria» di Giuliano Vangi, appena inaugurata in Piazza Mosca

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