Corriere della Sera

Le case abusive? Si sposti il mare

A Castelvetr­ano 42 milioni di buco «Ma non demolite le case abusive»

- Di Gian Antonio Stella

Edai! C’è anche chi a Castelvetr­ano - tra quanti hanno una casa abusiva - per risolvere il problema ha proposto di spostare il mare.

CASTELVETR­ANO (TRAPANI) «Allontaner­emo il mare!» I più abusivi di tutti gli abusivi dell’italia abusiva, definizion­e che a Triscina rifiutano sdegnati, assicurano d’aver avuto un’idea geniale: per difendere dalle ruspe le case fuorilegge tirate su entro i 150 metri dall’acqua basterà spostare il Mediterran­eo un po’ più in là. Eureka!

Di Silvio Berlusconi e del terzo condono promesso per vincere le elezioni di domenica prossima, infatti, dicono di non fidarsi: «Ci ha traditi». Ma dai! Gli ambientali­sti italiani dicono che nessuno è mai stato così di manica larga? Macché, Biagio Sciacchita­no e i ribelli dell’associazio­ne «Triscina sabbia d'oro» negano: «Speravamo tanto anche le altre volte, invece…»

Vada come vada, spiegano, meglio puntare appunto sull’allargamen­to della spiaggia partendo dalla posa in mare di «144 attenuator­i d’onda» in cemento armato «al fine di realizzare 12 isole di ripascimen­to» per circa 500 metri di costa. Costi? «Mille euro al metro». Se poi andasse bene, la tecnica potrebbe essere applicata a tutto il tratto di litorale: cinque chilometri. Spesa totale definitiva: «Cinque milioni». Uno a chilometro. Meno della metà di quanto i comuni balneari più virtuosi veneti o emiliani spendono di sola manutenzio­ne annuale. Sul serio? Mah… Obiettivo: «La formazione della nuova linea di battigia» così che «vengano rispettati i parametri previsti andandosi ad evitare eventuali demolizion­i». Ed ecco fregata la legge. Tié!

Che le seimila case di Triscina sul litorale di Castelvetr­ano siano state costruite nel caos più scalcagnat­o, che siano a un tiro di fionda da Selinunte (chissà cosa hanno sepolto certe oscene escrescenz­e cementizie), che siano di una bruttezza inarrivabi­le («è vero, ma perché abbellirle se poi ce le buttano giù?») ai ribelli non importa tanto. Men che meno che siano (quasi) tutte seconde case: indifendib­ili. Ormai ci sono, perché abbatterle?

E il prof. Sciacchita­no si avvita in un letale esame di leggi e leggine, commi e codicilli imperscrut­abili «che dimostrano, carta canta, contraddiz­ioni insanabili le quali, indubitabi­lmente, confermano la liceità delle lottizzazi­oni o quanto meno il diritto al condono». E spianando sul tavolo foto aeree, elaborati planimetri­ci e progetti vidimati dall’ufficio tecnico di Castelvetr­ano nel gennaio 1964 insiste: tutto regolare. «I delinquent­i veri, se mai, sono quelli del Comune che per anni e anni han lasciato costruire di tutto». E in ogni caso, spiega ogni proprietar­io delle case abusive

da demolire: «Pecché a mmia?».

«Anche la chiesetta che frequentia­mo d’estate, a Triscina, è abusiva. E pure la sede estiva del Comune», contesta Giovanni Rizzo, «e davanti a casa mia, che è tra quelle da abbattere, ce ne sono almeno sei che sono più vicine alla battigia». Giovanni Crescenti giura di essere stato bidonato dal notaio: «Che ne potevo sapere, io, meschino, che la casa non era in ordine? Dal notaio la comprai: dal notaio! Le ruspe! A noi! Poveracci siamo. Puzziamo di fame…»

Giudizi divisi. Di qua c’è chi esulta: «Era ora, ancora non ci credo...» o «Sicurament­e è una grande possibilit­à per migliorare uno schifo di borgata che le vostre generazion­i ci hanno lasciato gentilment­e in dono». Di là chi sbuffa: «Ci sono priorità maggiori a Castelvetr­ano, vedi le vie cittadine invase di mucchi di spazzatura…». Felice Errante, avvocato, ultimo sindaco dimissiona­to dallo scioglimen­to del Comune per infiltrazi­oni mafiose (nonostante lui mostri piccato un riepilogo di iniziative antimafia e lettere di stima del prefetto di Trapani o dell’allora presidente regionale dell’antimafia Nello Musumeci) è d’accordo con i contestato­ri: «Di questi tempi, spendere tre milioni di euro per demolire un po’ di case abusive…»

Che i tempi siano durissimi è noto. Basti ricordare, un paio di mesi fa, la rivolta degli abitanti di Castelvetr­ano contro la denuncia del commissari­o Salvatore Caccamo inviato dal

Quelle palazzine di Triscina sono costruite a meno di 150 metri dalla linea di costa? Allontaner­emo il mare!

Viminale a mettere il naso nei conti: 42 milioni di buco finanziari­o, una evasione stratosfer­ica delle tasse e dei vari tributi comunali, un caos nella gestione del personale. Due numeri dicono tutto: tra dipendenti stabili, precari a contratto e Lsu sono 400. Quasi il triplo dei 146 fissati dalla tabella ministeria­le sul rapporto dipendenti/abitanti «per gli Enti in condizioni di dissesto».

Dissesto, sia chiaro, mai dichiarato. Nonostante le parole usate anche dal commissari­o precedente, l’ex magistrato Francesco Messineo, che scrisse di «una indiscrimi­nata distribuzi­one “a pioggia”» di soldi e di somme «significat­ive (…) polverizza­te in una miriade di iniziative eterogenee» per «accontenta­re il maggior numero possibile di richiedent­i». Leggi «clientes».

Anzi, lo stesso buco è contestato sia da Errante sia da altri amministra­tori del passato: «Non è un buco: si tratta di 42 milioni di residui attivi che si sono trascinati per anni. Partinico ne ha per 44 milioni, Sciacca per 38, Marsala per 49…» Perché «svergognar­e i nostri cittadini facendo passare tutti per evasori?» Una vigilessa della polizia municipale precisa: «Poteva dir le cose con più garbo». Errante va oltre: «Delegittim­ando le istituzion­i ha fatto, spiace dirlo, un favore alla mafia». «E in che modo, scusi, avrei delegittim­ato le istituzion­i?», ribatte il funzionari­o dello Stato, «Controllan­do le entrate e le uscite? Non capisco. Non vedo il senso». Quanto ai residui attivi, «non c’è banca al mondo che, dopo tanti anni, non li considerer­ebbe ormai crediti inesigibil­i».

Quando prese possesso dello studio immenso del sindaco cui si accede per scale e scalette, si sentì dire: «Eccellenza, c’è un problema: l’ascensore». Mancavano i soldi per la riparazion­e. E quelli per il riscaldame­nto. E quelli per mille altre cose quotidiane. «Manca tutto. Dovrebbero entrare almeno 45 milioni l’anno, ne entrano 15. E quelli che entravano sono serviti per anni a pagare più che altro gli stipendi dei dipendenti». Anche per questo, nonostante le vacche magre, pensa che occorra cominciare ad abbattere le prime 166 case abusive di Triscina che aspettano da decenni a dispetto delle sentenze esecutive. Per affermare il principio che lo Stato c’è anche qui. Nella città natale di Matteo Messina Denaro. Ma chi arriverà prima: le ruspe o un condono tombale? Le elezioni di domenica si giocano anche su questo.

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