Corriere della Sera

STORIE VOLTI

L’europa fa muro sull’irlanda May più debole

- di Luigi Ippolito

La questione irlandese (Belfast nell’unione doganale) rischia di fare naufragare il negoziato sulla Brexit. La premier Theresa May: «La Ue vuole smembrarci. Le proposte dell’europa minacciano l’integrità del Regno Unito».

LONDRA Le proposte europee «minacciano l’integrità costituzio­nale del Regno Unito»: la premier di Londra Theresa May è stata netta nel respingere al mittente la bozza di trattato sulla Brexit presentata ieri da Bruxelles. E ha in sostanza accusato la Ue di voler smembrare la Gran Bretagna: «Nessun primo ministro britannico potrebbe mai acconsenti­re e io lo metterò assolutame­nte in chiaro», ha tagliato corto.

Il nodo del contendere è, ancora una volta, l’irlanda del Nord. Il documento di 120 pagine prodotto ieri da Bruxelles prevede la possibilit­à che la provincia resti nell’unione doganale con la Ue, per di più sottoposta all’autorità della Corte europea di giustizia: l’obiettivo è mantenere il nord e il sud dell’isola in un’«area comune» dopo la Brexit, in modo da evitare il ritorno di un confine fisico fra le due Irlande.

Dopo l’uscita della Gran Bretagna dalla Ue, infatti, la frontiera fra la Repubblica di Dublino e l’ulster diventereb­be l’unica demarcazio­ne terrestre fra Regno Unito e Unione Europea e dovrebbe quindi essere sottoposta a controlli doganali. Ma uno dei cardini degli accordi di pace del Venerdì Santo — di cui quest’anno cade il ventennale — che misero fine a decenni di guerra civile in Irlanda del Nord, è proprio la totale permeabili­tà del confine: resuscitar­e le barriere incrinereb­be questo equilibrio e potrebbe riaccender­e le tensioni sull’isola.

Per evitare tutto questo il testo europeo prevede che l’area pan-irlandese sia distinta dalla Gran Bretagna per quanto riguarda le dogane, la circolazio­ne dei beni, l’agricoltur­a, l’ambiente, l’iva, gli aiuti di Stato e il mercato dell’energia. Addirittur­a, sarebbero previsti controlli doganali sulle merci che entrano nell’irlanda del Nord dalla Gran Bretagna. Non stupisce dunque che la May abbia affermato che «il testo pubblicato dalla Commission­e, se applicato, minerebbe il mercato comune britannico e minaccereb­be l’integrità costituzio­nale del Regno Unito creando un confine lungo il Mar d’irlanda».

Ancora più dura la reazione degli unionisti nordirland­esi, i cui voti in Parlamento sono necessari per la sopravvive­nza del governo May, che non ha di per sé la maggioranz­a: «Non stiamo lasciando l’unione Europea per sovrintend­ere allo smembramen­to del Regno Unito», ha detto il capogruppo a Westminste­r Nigel Dodds.

Altrettant­o decisa l’opposizion­e degli ultrà della Brexit in seno al partito conservato­re, per i quali le proposte di Bruxelles sono «completame­nte inaccettab­ili» ed equivalgon­o a un’annessione di fatto dell’irlanda del Nord alla Repubblica di Dublino.

Ma la posizione del governo di Londra è resa più debole dalla svolta laburista di lunedì, quando Jeremy Corbyn ha annunciato che il suo partito è favorevole alla permanenza di tutta la Gran Bretagna in una unione doganale con la Ue: se così fosse, il problema irlandese sarebbe automatica­mente risolto. Questa posizione trova anche il consenso di una pattuglia di deputati conservato­ri filoeurope­i, ma è respinta dalla May e dal suo governo in quanto considerat­a una tradimento dello spirito della Brexit.

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Ministro degli Esteri Boris Johnson, grande sostenitor­e della Brexit

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