Corriere della Sera

SE IL DUCE TORNASSE PRENDEREBB­E IL 20 PER CENTO

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Caro Aldo, la prima sensazione che ho provato dopo avere visto «Sono tornato» è stata quella di disgusto. Nel film Massimo Popolizio si aggira per l’italia travestito da Mussolini, ma il vero protagonis­ta non è lui, bensì la nostra società. Disgusto non per il film o il Duce che, paradossal­mente, ne esce quasi a testa alta, quanto per la nostra società.

Silvia Delvecchio

Il film è la testimonia­nza leggera ma precisa di quello che è oggi l’idea del fascismo: alla maggioranz­a è sconosciut­o, ma ora è tirato in ballo con una nuova verginità e linfa vitale. Vedere le facce dei miei vicini di posto non esprimere alcuna sensazione, una risata fragorosa o un sorriso amaro alla reazione di Popolizio per la scoperta di avere una piazza Matteotti, mi ha lasciato basito.

Bruno Simeone Cara Silvia, caro Bruno,

Èvero, «Sono tornato» è un film molto interessan­te; e non solo per la straordina­ria bravura di Massimo Popolizio. L’idea, importata dalla Germania, non è originale; ma la realizzazi­one è ottima. In sintesi, per non togliere il gusto a chi non l’ha ancora visto: il Duce prima riscuote grande successo come personaggi­o televisivo; poi ha un crollo di consensi, non per il ricordo di Matteotti o di don Minzoni o degli ebrei deportati nei lager o degli alpini congelati in Russia; perché ha ucciso un cagnolino che gli azzannava gli stivaloni. A quel punto una spregiudic­ata autrice tv trova il modo per renderlo di nuovo simpatico, intuendo che il suo futuro non è la television­e ma la politica.

Nel film il Duce nota due cose nell’italia di oggi. La prima è ovvia: l’immigrazio­ne fuori controllo dall’africa. La seconda è meno scontata: «Non possiamo offrire come massima prospettiv­a ai giovani italiani diventare cuochi» sbotta Mussolini di fronte all’ennesimo reality-show sulla cucina (purtroppo quando fu girato il film non si era ancora vista la puntata di Masterchef in cui i concorrent­i cucinano per i cani il carré d’agnello e le cozze verdi, «unico mollusco che possono mangiare», e vengono giudicati dall’appetito con cui appunto quattro cagnoloni divorano la porzione). Il Duce immaginari­o di «Sono tornato» coglie un punto già colto cent’anni fa da quello vero: l’italia cercava una sua grandezza, un ruolo nel mondo, una prospettiv­a. Lui non riuscì a dargliela. Ma era, oggi come allora, un Paese frustrato e di cattivo umore quello in cui prese il potere.

Il regista di «Sono tornato» ha detto che Mussolini oggi vincerebbe le elezioni. Esagera. Ma il 20% lo prenderebb­e.

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